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L’ulivo, pianta millenaria del paesaggio agricolo Pugliese, è stato sempre apprezzato per i suoi frutti e per l’olio che da essi si ricava. Simbolo di pace e longevità, l’olivo inizia il suo percorso di specie coltivata circa 6.000 anni fa, quando alla sua coltivazione si dedicarono i popoli semitico-camiti. È l’olio il prodotto principe dell’ulivo, fonte di luce e alimento con elevata conversione energetica, elemento simbolico delle grandi religioni monoteiste, unguento prezioso degli atleti olimpici. L’olio, al centro della dieta mediterranea cui si riconosce da ogni parte il primato alimentare per la salute umana.
L’importanza economica della coltivazione dell’ulivo in Puglia è di grande rilevanza, e la Provincia di Lecce produce oltre un terzo dell’olio pugliese; l’industria della trasformazione delle olive in olio in Puglia è presente con varie centinaia di stabilimenti di molitura tra oleifici sociali e frantoi privati, che si occupano della trasformazione dei prodotti dell’ulivo. Le varietà predominanti per la produzione di olio Pugliese sono la Cellina di Nardò e l’Ogliarola, mentre una minima produzione è costituita da varietà di ulivo di recente introduzione.
Nella maggior parte del terreni pugliesi gli ulivi sono allevati a pieno vento, con portamento assurgente e forme imponenti. Ciò non soltanto per tendenza varietale, ma perché si è cercato nel passato di ottenere dall’olivo anche grandi quantitativi di legna preziosa. Oggi un olivo presente in Salento, in particolare nelle campagne di Vernole, dell’età di 1400 anni, con una circonferenza della base di ben 14 metri, è stato simbolicamente donato alla Fist Lady americana la quale da sempre si batte per una campagna di alimentazione salutista, promuovendo una alimentazione ecosostenibile, sana e nel contempo gustosa e nutriente.
Anche l’ulivo pugliese ha i suoi esperti nel settore: persone specializzate che conoscono le caratteristiche fisiologiche dell’olio della Puglia e ne sanno riconoscerne pregi e difetti principali assaggiano l’olio degli ulivi pugliesi sfruttando i propri organi sensoriali. Il colore dell’olio a volte può indicare sfumature nel suo sapore, di solito l’olio più verde si presenta con aromi fruttati e sapori. All’assaggio, sono tipicamente utilizzati bottiglie piccole e dimensioni specifiche, colore blu cobalto, che impediscono che l’assaggiatore sia influenzato dal colore del liquido. Prima di gustare la dose d’olio, questi viene riscaldato per qualche secondo nel palmo della mano, in modo rilasciare l’aroma. L’assaggiatore quindi assume una parte del liquido nello stesso modo di un degustatore, odorando e diffondendolo con la lingua sulla bocca in modo da poterlo gustare e da poter incoronare l’ulivo migliore.

La lebbra delle olive

La lebbra delle olive si manifesta in autunno, il periodo delle maggiori precipitazioni atmosferiche in molte regioni.

La malattia è provocata da un fungo e solitamente si manifesta essenzialmente sui frutti, che in questo periodo dell’anno sono quasi giunti a maturazione, rappresentando un grosso problema per la produzione, perchè le olive colpite cadono prematuramente con una resa della raccolta ridotta e perchè in fase di produzione di spremitura producono un olio rossastro, di scadente qualità e molto torbido, con un alto grado di acidità.

All’aspetto i frutti colpiti si presentano macchiati da piccole pustole di forma tondeggiante, dalla superficie raggrinzita e dal colore bruno nerastro assai visibile, ed anche con pustole color marrone o rosato.

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Lo stesso avviene su foglie e rametti giovani quando anch’essi sono colpiti dall’infezione, ed anche le foglie infestate cadono come i frutti.

La lotta contro la lebbra dell’ulivo si effettua essenzialmente attraverso il lavoro di prevenzione, attuando cioè tutta una serie di monitoraggi che possano far intuire la presenza ed il grado di sviluppo dell’infezione.

Tra le lotte di tipo biologico sono consigliate tutte quelle operazioni che possano togliere il terreno di coltura al parassita, ovvero la presenza di microclimi umidi tra il fogliame, provvedendo a drenare l’acqua in eccesso sul terreno e sfoltendo con potature le chiome troppo fitte. Dal punto di vista chimico si ricorre a prodotti rameici, come la poltiglia bordolese oppure il clortalonil.

Le fumaggini

La fumaggine è composta da una serie di funghi che si sviluppano sulla pianta non perchè essa rappresenta la fonte di nutrimento necessaria al loro sviluppo, quanto perchè sulla pianta diverse pspecie di insetti, tra i quali la cocciniglia, emettono una sostanza dolciastra, la melata, sulla quale si sviluppano i funghi.

Dunque la presenza della fumaggine su una pianta è sempre determinata dalla presenza degli insetti che l’hanno prodotta, e sovente i danni causati sono da considerarsi come la somma dei danni provocati dal fungo e quelli operati dall’insetto. Il problema principale dello sviluppo della fumaggine su una pianta consiste essenzialmente nella diffusione delle colonie, che all’aspetto si presentano come una materia nerastra e polverosa che nel corso del tempo si inspessisce fino a consolidarsi in una vera e propria crosta. Diffondendosi sull’apparato fogliare questo strato impedisce un corretto lavoro alla foglia, non più in grado di effettuare la fotosintesi e di respirare, il che ne provoca l’avvizzimento e la caduta.

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Il frutto imbrattato di fumaggine poi è scarsamente considerato e subisce un notevole deprezzamento commerciale.

La fumaggine, e gli insetti che producono la melata si sviluppano essenzialmente in ambienti umidi, su alberi senza manutenzione e potature adeguate, con un sistema fogliare molto folto, che crea ambienti favorevoli allo sviluppo dei parassiti.

Ecco perchè una delle più efficaci forme di lotta è soprattutto la prevenzione ed il monitoraggio dello stato di salute della pianta, in maniera di intervenire prima di dover ricorrere a mezzi chimici, che sono comunque utilizzabili in caso di grossa infestazione, a base di rame o il sapone molle di potassio. Ma il ricorso alla chimica rappresenta comunque uno strumento complementare, da non intendersi come rimedio efficace. In ogni caso fatevi sempre consigliare da un esperto del settore.