Archivi autore: raf

Uliveti secolari pugliesi

Gli ulivi secolari sono probabilmente il simbolo più conosciuto e diffuso della Puglia, sono i giganti delle campagne.
Furono i primi navigatori fenici e greci a diffondere la coltivazione degli olivi in questa zona dell’Italia meridionale, proseguita poi dagli Arabi e dai Romani.

Fin da subito ci si accorse delle numerose proprietà di questa pianta e dei numerosi doni che poteva regalare all’uomo: proprietà lassative e benefici per la coliciste, epatoprotettore, emolliente locale… Il decotto di foglie e corteccia viene utilizzato ancora oggi per combattere reumatismi, ipertensione arteriosa, emorroidi e per disinfettare piaghe e ferite. In farmacia entra a far parte di linimenti, pomate e unguenti. In campo cosmetico, l’olio di oliva serve per fare saponi. I noccioli delle olive sono un ottimo combustibile. Ecco perché dunque la pianta dell’olivo non si taglia mai.
Man mano che un olivo invecchia, diventa sempre più bello: il tronco, grigio-verde e liscio fino al decimo anno circa, diviene nodoso, scabro con solchi profondi e contorto ed assume colore scuro. Oggi ci sono piante di olivo che contano centinaia d’anni.
L’olivo più vecchio del mondo ha duemila anni e si trova nella città di Bar in Montenegro, anche se si ritiene che pure in Puglia siano numerosi gli olivi millenari. L’olivo più grande del mondo si trova nella frazione di Canneto, a Fara (tra Rieti e Roma): apparteneva ai monaci di Farfa, e fu acquistato nel 1870 dalla famiglia Bertini, pertanto si trova in una proprietà privata: vanta una circonferenza del tronco di 7 metri e 14 metri di altezza, e tanto di cartello che annuncia le sue dimensioni e la sua storia.

albero di ulivo secolare

albero di ulivo secolare

In Puglia si contano oltre 60 milioni di ulivi di cui 15 milioni sono ultracentenarie e cinque milioni di ulivi sono considerati secolari monumentali e sottoposti a particolare tutela.
Gli ulivi secolari, come quelli delle campagne di Ostuni o a Rodi Garganico, sono veri e propri monumenti viventi, da proteggere, conservare, difendere, perché ciò significa anche preservare quell’equilibrio di risorse, di flora, e di fauna tipiche della Puglia.
Muretti a secco che corrono lungo le vie d’accesso, antiche masserie restaurate, vegetazione rigogliosa, macchia mediterranea, aranceti, campi profumati di fiori, vigneti tra i campi, e distese infinite di oliveti secolari: è questa la Puglia, il tacco d’Italia.
Gli alberi pugliesi non sono solo patrimonio della Puglia ma dell’Italia, dell’Unione Europea e del mondo intero.

In Puglia una legge regionale disciplina la tutela, la manutenzione e valorizzazione di particolari piante di ulivi secolari di questa regione, con agevolazioni per gli agricoltori proprietari di ulivi monumentali che dovrebbero avere priorità nei finanziamenti regionali. La legge ne proibisce l’abbattimento, ma purtroppo negli ultimi anni si assiste ad un nuovo business: l’espianto e la vendita degli ulivi secolari che si acquistano, spendendo dai 2 a 8-10 mila euro a pianta, per arredare i giardini del nord Italia e dell’Europa centrale.
E se non vengono venduti, finiscono soffocati dal cemento.

Strada dell’Olio, turismo in Grecia

La storia dell’ulivo è molto antica.
Al di là delle leggende della mitologia greca che vedono la nascita dell’ulivo attribuita alla dea Atene, pare che seimila anni fa, popolazioni della Siria e della Palestina “addomesticarono” una pianta selvatica in una specie domestica: l’ulivo. Da qui si diffuse nelle colline dell’Anatolia e poi alla Grecia, per poi colonizzare tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo.

In Grecia esistevano molti e fiorenti oliveti; particolarmente ricca ne era l’Attica e soprattutto la pianura vicina ad Atene.
I Greci conoscevano diverse varietà di olivi selvatici cui davano nomi diversi: agrielaìa, kòtinos, phulìa; crescevano nei luoghi rupestri, e dai minuscoli frutti si traeva un olio amaro.
L’olivo esigeva numerose e costose cure, ma i proprietari degli oliveti erano ben ripagati dei loro disagi: non solo la cucina, ma anche i bagni, i giochi, i ginnasi e persino i funerali, esigevano l’impiego di grandi quantità di olio.

Un colore splendido, un gusto prelibato

Oggi la Grecia, con le sue produzioni a conduzione familiare, dopo l’Italia e la Spagna, è il maggior produttore di olio d’oliva: si stima che la Spagna, l’Italia e la Grecia insieme producono insieme il 75% dell’olio d’oliva nel mondo, e il 95% dell’olio d’oliva in Europa.
Il Paese che fa maggior uso di olio d’oliva è la Grecia, con circa 26 litri pro capite all’anno, mentre in Italia e in Spagna circa 14 litri.

Nell’isola greca di Santorino è stato rinvenuto un interessante frantoio di pietra di lava, molto antico, molto interessante da visitare, soprattutto per i turisti in vacanza all’insegna delle antiche culture. I frantoi più antichi comunque sono stati trovati in Palestina.
Ancora oggi a Santorino la potatura inizia quindici giorni prima dell’equinozio di primavera, viene perpetuata poi per quarantacinque giorni, e infine si ha la raccolta di ottime olive, possibile da novembre a marzo, in base all’uso del prodotto finale.
Risalendo l’antica “strada dell’olio” si rinvengono reperti archeologici relativi alla lavorazione delle olive, anche nell’isola di Creta, che anche per questo risulta una meta molto ambita per gli amanti del turismo eno-gastronomico. Oggi, durante il periodo della raccolta delle olive, le raffinerie di Creta lavorano ininterrottamente per assicurarsi che le olive vengano pressate appena raccolte: oltre il 90% della produzione, riguarda olio di oliva extra-vergine.

Numerosi sono i turisti che accorrono alle varie sagre gastronomiche e manifestazioni culinarie in onore dell’olio e delle olive, in Grecia: degustazioni, musica, assaggi di eccellente olio, visite nei frantoi in lavorazione… Le sagre servono per celebrare questo prodoto tipico del Paese, le cui campagne sono ricche di uliveti che garantiscono la produzione di un olio d´oliva puro, incontaminato e gustoso. Accanto a queste sagre, non manca mail il mercatino dei Prodotti Tipici a cui partecipano tutti, e si svolge con l´apertura di numerosi stand gastronomici nei quali sarà possibile degustare le bruschette con l´olio extravergine d´oliva e pranzare con spaghetti con aglio, olio e peperoncino e vino locale.

Olio Extravergine di Oliva a Morciano di Leuca nel Salento

Sono tantissimi i privati e le piccole e grandi aziende agricole che a Morciano di Leuca producono e vendono direttamente dell’ottimo olio di oliva. La coltivazione dell’olivo in questa zona è diventata più che millenaria, identificando, insieme all’olio ed ad altri beni di origine mediterranea, una propria identità alimentare e sociale.

La qualità è la vera carta vincente dell’olio di Morciano: per ottenere un olio di qualità si deve partire da una materia prima eccellente, che qui certo non manca, come testimoniato anche da antiche macine in pietra e frantoi ipogei che ancora oggi si possono vedere.
Infatti nei pressi della Chiesa Parrocchiale di Morciano, si nota una antichissima macina in pietra per le olive, e rasoterra 12 fossi circolari, profondi non più di un metro, che contenevano i vasi del frantoio. Le olive venivano prima messe in grandi vasche in pietra per essere schiacciate (inizialmente da massi mossi dalla sola forza umana). La pasta delle olive schiacciate, si metteva nei cosiddetti fisculi,contenitori con un buco al centro che venivano infilati uno sopra l’altro ad un lungo palo verticale di legno e pressati da un torchio: da ogni fisculo usciva la santina, che finiva nei 12 vasi: l’olio restava in superficie, dato che ha un peso specifico minore rispetto all’acqua vegetativa che, invece, andava sul fondo, e poteva essere separato.

A Morciano c’è anche un antichissimo frantoio ipogeo, che si riesce a vedere solo se ci si addentra in una specie di grotta nei rpessi del cenro storico della cittadina: due massi rotondi al centro di una stanza servivano per macinare le olive; il masso più grosso ruotava su quello più piccolo trascinato da un uomo o da un cavallo. La pasta di olive veniva poi pressata sotto due torchi al lato della macina.
Gli oli di oliva in generale sono classificati in tre categorie: olio extravergine di oliva con acidità massima di 0,8 g per 100 g; olio vergine di oliva con acidità massima di 2 g per 100 g; olio di oliva lampante con acidità massima superiore a 2 g per 100g.

un pezzo di pane, quanto basta per gustare l'olio in tutta la sua fragranza

A Morciano l’olio per eccellenza è quello extra vergine.

In Italia 35 sono gli oli DOP (Denominazione di origine protetta) riconosciuti dall’Unione Europea e la Puglia insieme alla Sicilia hanno il primato con ognuna 5 olii DOP.
I 5 oli DOP pugliesi sono: Collina di Brindisi, Dauno, Terra di Bari, Terra d’Otranto, Terre Tarentine.
Gli oli DOP sono prodotti esclusivamente con olive di provenienza nazionale e non contengono oli di incerta provenienza e che, nella maggior parte dei casi, sono extravergini solo in virtù di un processo di rettificazione.

Alberi di ulivo e muretti a secco nel Salento

In estate, in Salento, i grilli cantano e le lucertole sono numerose tra i sassi aridi; in mezzo a prati fioriti e profumati di aneto, assenzio e camomilla, ove le case sono sparse, circondate di orti e bassi muretti a secco, gli olivi secolari si stendono all’orizzonte.
L’aria è pulita e profumata dai fiori della macchia mediterranea e piante di ogni tipo colorano sentieri, prati e boschi. E’ qui che infiniti filari di olivi fanno da sfondo affacciati di fronte ad uno splendido panorama.

La cultura dell’olio domina anche il panorama gastronomico del Salento come ricorda, e ne verrà nominata solo una fra le tante, la sagra “La volia cazzata” (sagra dell’oliva schiacciata) a Martano, che avviene da oltre 20 anni ad ottobre, periodo di raccolta appunto delle olive: tratta prodotti alimentari tipici del Salento, in particolare promuove l’olio salentino ed il consumo delle olive preparate secondo ricette tradizionali con numerose varianti dedicate ai palati piu esigenti.
Le olive da tavola nere sono trattate per arricchire il sapore come le cosiddette olive di Gaeta tenute in acqua, poi sotto sale, poi di nuovo in acqua per essere conservate in una leggera salamoia, o le olive Baresane dolcificate con calce o soda caustica. Si troveranno le olive prive del nocciolo, olive aromatizzate con spezie, peperoncino, arancia, olive trattate destinate alla preparazione di patè d’olive da utilizzare sulle bruschette o nella preparazione di salse.

Laddove l’enogastronomia si alterna ai riflessi argentati degli olivi, si ergono muretti a secco, di quelli che segnano i confini dei pascoli, di quelli in cui serve disporre le pietre una sull’altra, assicurando ad esse la necessaria stabilità, senza ricorrere a leganti.
Nel silenzio della campagna disseminata solo dagli olivi secolari, solo i muretti a secco testimoniano dell’opera dell’uomo su queste splendide terre salentine; cingono orti, masserie e piccole fattorie e fino al secolo scorso era l’unico modo con cui si poteva fare: i muretti a secco venivano utilizzati solitamente per delimitare i confini di una proprietà o di un podere, oltre che per la realizzazionie di muri di sostegno o di terrazzamento per terreni scoscesi.

Ville e masserie in Salento uniscono elementi tipici dell’antico Salento con il più moderno comfort, per offrire ai turisti un ambiente dal fascino unico ed esclusivo. Eleganti giardini fioriti affacciati direttamente sulle distese di olivi secolari, limitati da muretti a secco, creano sempre l’ambiente ideale per un incantevole soggiorno.

Olio extra-vergine del Salento

L’opera dei monaci basiliani di origine egiziana, ha contribuito in Puglia e in particolare nel Salento, alla creazione di vastissime estensioni di olivi a scapito della macchia mediterranea.

Nel Salento il riconoscimento DOP (Denominazione d’ Origine Protetta) è stato assegnato all’olio extra-vergine di oliva prodotto nella zona di Lecce e del Basso Salento che prende il nome di Terra D’ Otranto: questo tipo di olio è costituito prevalentemente da due tipi di olive: Cellina di Nardò o Saracena, e Ogliarola leccese o salentina.
In Puglia la suddivisione territoriale della DOP è così formata: Dauno (Gargano, Dauno Sub- Appennino, Alto Tavoliere, Basso Tavoliere), Terre di Bari (Castel del Monte, Bitonto, Murgia dei trulli e delle Grotte), Collina di Brindisi, e la sunnominata Terra d’Otranto (Otranto e zone limitrofe, Gravine Ioniche, Serre e Murgia Salentina).

Le olive salentine pesano tipicamente da 2 a 20 grammi ed hanno un colore che varia dal verde al giallo, al viola, al nero violaceo; maturano a partire da ottobre e aviene la”inoliazione” durante la quale nella polpa dimunuisce il contenuto in acqua, zucchero e acidi, e aumenta quello in olio: sarà in questo preciso momento che si determinarà la resa in olio della pianta.

Com’è noto nei primi anni Sessanta iniziò a dare i suoi frutti la “rivoluzione verde”, un termine usato per descrivere il fenomenale aumento della produttività agricola mondiale: in Asia, ad esempio, la produzione duplicò in 25 anni, e anche in Sud America si ottennero buoni risultati. In quegli anni il Salento giunse a una media annua superiore a 3.000.000 di quintali di olive e 500.000 quintali di olio.
Sempre in quegli anni, si ebbe la nascita di una nuova categoria merceologica grazie al Commercio Oleario italiano: l’olio extra vergine di oliva. Occorreva infatti sbarrare il passo agli insidiosi oli esterificati, allora protagonisti delle principali frodi del settore.

Le principali varietà di olivo nel Salento per produrre olio extra-vergine, sono: Coratina, Cellina di Nardò, Ogliarola barese, Bella di Cerignola, Sant’Agostino, Pizzuta, Leccese, Marinese, Nasuta, Peranzana, Pisciottana (o Picholine).
L’Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine, e il Salento, da solo, produce l’80% dell’olio italiano; solo le estati estremamente asciutte, rappresentno uno dei principali fattori ambientali che limitano la produttività degli oliveti.

In Salento, la riscoperta della dieta mediterranea, e di un’alimentazione vegetariana, ha reso finalmente giustizia al re degli oli, l’olio d’oliva che, insieme a pane, verdure, legumi secchi e vino, costituisce il modello ritenuto a ragione quello più salutare e corretto di nutrizione. In Salento numerose sono le sagre gastronomiche che, a base di questi prodotti semplici e salutari, attirano turisti da ogni dove.

Concimazione olivo

L’olivo (Olea europea) è una pianta sempreverde dalle foglie persistenti, alta dai 3 ai 15 metri, e, allo stato selvatico, comincia a fruttificare dopo un lungo periodo giovanile conservando per molti anni una buona produzione.
La resa di un sol albero, se ben concimato, va da 15 a 40 chili di olive (corrispondendi da 3 a 8 chili di olio).

L’olivo è in grado di sopravvivere anche in terreni poco ricchi, e ambienti aridi; tuttavia in particolari momenti del suo ciclo vegetativo è importante che disponga di una concimazione adeguata un apporto idrico sufficiente, soprattutto in primavera (fioritura e allegagione) e in estate (ingrossamento del frutto e indurimento del nocciolo).
Una buona concimazione primaverile favorisce fioriture rigogliose con produzioni abbondanti e prolungate di olive intensamente saporite.

L’olivo, per rese alte ha bisogno di molti elementi nutritivi che trova nel terreno e che assorbe disciolti dall’acqua, alcuni dei quali sono sufficienti anche solo in tracce, come ferro, manganese, zinco, rame, ecc. Le sostanze assorbite dalle coltivazioni di olivi, vengono sottratte alla terra che ogni anno, con le colture, si impoverisce degli elementi più importanti, non lasciandone per gli anni a venire.
La nutrizione dell’olivo dipende dalla capacità di assimilare gli elementi presenti in soluzione nel suolo: molto importante per l’olivo è l’azione dell’azoto (per fare nuovi germogli) , del fosforo ( che aiuta la pianta nella fioritura e durante la maturazione del frutto) e del potassio, in quantità in rapporto ottimale di 3:1:2. E’ stato infatti stimato che 1 quintale di olive asporta mediamente dal suolo 900 g. di azoto, 200 g. di anidride fosforica e 100 g. di potassio.
Fornendo all’olivo le sostanze ed i minerali necessari al processo di germogliazione e rettificando il rapporto di quelli contenuti nel terreno o integrandoli se presenti in quantità insufficiente, si otterranno ottime rese.

L'olivo, caratteristica pianta dele paesaggio salentino

Antico e positivo è l’uso dei concimi organici (letame, sovescio di leguminose ecc.) che possono fornire numerosi microelementi, migliorando contemporaneamente la permeabilità del terreno e le proprietà fisiche del suolo.
Anche i concimi chimici vengono usati per la concimazione dell’olivo: perfosfato, solfato ammonico, urea e il nitrato di calcio che contiene il calcio e serve a correggere terreni acidi.

Da ricordare che l’alternanza biennale della produzione delle olive, dipende da fattori quali irrigazione, potature, raccolta: sono fattori collegati allo sviluppo annuale della pianta. Una maggiore carica di frutti avviene con minor accrescimento di germogli e quindi minor fruttificazione nell’anno successivo.

Funghi Ulivo – Verticillum

Gli ulivi secolari, dai tronchi contorti e di grandi dimensioni, andrebbero sempre difesi e protetti. Ma un’elevata carenza d’acqua come spesso accade durente le estati pugliesi, provoca caduta dei frutti e ne diminuisce il contenuto d’olio: le olive sono più esposte ai danni, alle malattie e ai parassiti, con la compromissione del raccolto. Numerosi parassiti possono provocare il disseccamento di piante di olivo anche giovani, o di interi individui adulti.

Una infinita varietà di patogeni può infestare gli olivi: la mosca dell’olivo (Bactrocera Oleæ) diffusa in tutta l’area del Mediterraneo; la Tignola dell’olivo (Prays oleae) che presenta tre generazioni annuali (larva, crisalide e farfalla adulta) che attaccano rispettivamente le foglie, i fiori e i frutti; Margaronia o tignola verde (Palpita unionalis Hübner), una farfalla di colore chiaro il cui bruco, si nutre di germogli teneri di ulivo.
Ma tra le malattie più temute, vi è la verticilliosi (o tracheoverticillosi) dell’olivo, il cui responsabile è un fungo patogeno detto Verticillium dhaliae: le piante colpite perdono foglie e frutti e muoiono, anche se a volte tendono a reagire mediante l’emissione di nuovi polloni nella parte inferiore del tronco.

L'olivo può diventare un bellissimo bonsai

Recenti indagini hanno dimostrato che questa patologia è in espansione nel bacino del Mediterraneo, per tre motivi.
Il primo motivo è rappresentato dalle modalità con cui la malattia si trasmette: le radici infette di un olivo che rimangano nel terreno dopo l’asportazione delle piante morte, costituiscono un focolaio di infezione poiché il fungo può conservarsi nel terreno anche per 10 anni.
Il secondo motivo è che gli organi di propagazione si possono conservare per molto tempo (anche 10-15 anni) in terreni che hanno ospitato precedentemente piante erbacee orticole infette.

Il terzo ma non meno grave motivo, è che la penetrazione del fungo all’interno delle piante di olivo non è difficilissima: avviene in genere attraverso le radici, a partire da lesioni causate da insetti, o attrezzi meccanici. Si può dire che più rara, ma sempre possibile, è la penetrazione attraverso rami tagliati con le operazioni di potatura.

La sintomatologia in seguito all’attacco della tracheoverticilliosi si manifesta sulla parte aerea della pianta, cioè a partire dalle foglie, in modi diversi.
Vi può essere un decorso veloce e allora le foglie appassiscono leggermente per poi disseccare e piegarsi a doccia nell’arco di pochi giorni assieme ai rami dove a volte restano attaccate.
Oppure vi può essere un decorso molto più lento, in cui le foglie ingialliscono, disseccano progressivamente, infine cadono.

Olio biologico

L’olio extravergine d’oliva fa bene alla salute contenendo innumerevoli sostanze importanti come l’acido oleico e i polifenoli.
Un olio non contaminato da pesticidi, concimi chimici, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi, ormoni, Organismi Geneticamente Modificati (OGM), antiparassitari (che passano direttamente dall’oliva all’olio), viene definito “olio biologico” ed è un olio ideale per il consumatore attento sia alla propria salute che alla salvaguardia dell’ambiente.

L’agricoltura biologica dell’olio è un metodo di produzione agricola che ha come principali obbiettivi la produzione di olii sani e di elevata qualità, la salvaguardia dell’ambiente e l’aumento della fertilità dei terreni. Certo inizialmente l’agricoltura biologica dai produttori di olio non è stata vista di buon grado, perché prodotti chimici, diserbanti e pesticidi avevano portato ad un aumento considerevole della produzione agricola; poi si è compreso che un olio biologico si preoccupa anche del consumatore, sempre più attento ai temi di salute e natura; infine l’introduzione di incentivi ha contribuito notevolmente allo sviluppo di questo settore che, altrimenti, a causa delle eccessive spese, avrebbe un tornaconto relativamente basso, pur rimanendo alti i prezzi.

Alla difesa delle colture di olivi, per produrre un olio biologico si provvede in via preventiva, selezionando specie resistenti alle malattie; in caso di necessità, si interviene con sostanze animali quali insetti utili che predano i parassiti (espressamente autorizzati da Regolamento Europeo). Si usano fertilizzanti naturali come il letame e si incorporano nel terreno piantine appositamente seminate, come trifoglio o senape; si usano minerali naturali per correggere struttura e caratteristiche chimiche del terreno.
Anche la fase finale di imbottigliamento ed etichettatura è regolata da norme ben precise, infatti è obbligatorio dal 1 luglio 2010 il logo europeo del Biologico.

Ma per potersi definire realmente biologico, un olio deve rispettare regole precise, che interessano tutti passaggi che servono per produrlo, dalla coltivazione degli ulivi fino all’imbottigliamento. L’ AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) fa eseguire controlli da un ente apposito che fa sopralluoghi periodici sul terreno e controlla che non vengano utilizzati prodotti chimici; i controlli saranno anche sul frantoio e sull’imbottigliamento.

Queste caratteristiche qualificano un modo di fare agricoltura innovativo, al passo con le moderne esigenze della società e dei consumatori. Il comparto delle produzioni biologiche di olio, va assumendo un crescente interesse sia per i consumatori, che cercano qualità e salubrità, sia per la maggiore sensibilità degli imprenditori agricoli verso la protezione e conservazione dell’ambiente naturale.

Oggetti in legno di ulivo

Le diverse tipologie di legno d’olivo hanno struttura differente a seconda della famiglia a cui appartengono e dell’ambiente in cui la pianta è cresciuta: le aree aride e siccitose del sud Italia ospitano spesso alberi dal legno particolarmente duro, ma molto pregiato in ebanisteria.

Il legno di olivo, si può lavorare molto bene e permette la realizzazione di numerosissimi oggetti pregiati e apprezzati per la bellezza conferitagli dall’aspetto particolare, giallastro con venature nere. A seconda dell’età della pianta, della specie e dell’area di provenienza presenta caratteristiche e aspetto lievemente differenti in compattezza, nell’intensità del colore o delle venature.

Il legno dell’olivo, nelle lavorazioni, si presenta compatto, duro, resistente alle abrasioni e che ben sopporta l’umidità; la maestria degli artigiani che utilizzano tecniche tradizionali, riesce a realizzare meravigliosi oggetti pregiati e aprrezzati. In numerose botteghe infatti si possono toccare con mano tutti gli oggetti morbidi e molto levigati, che nascono dalle sapienti mani degli esperti: numerosi sono gli oggetti intagliati per la casa, tutti perfetti, tutti meravigliosi, anche come oggetti di arredo, e rigorosamente lavorati a mano: taglieri, oliere, saliere, mestolii, posate, ciotole, portatovaglioli… L’oggetto in puro legno d’olivo sprigiona un profumo intenso che difficilmente si può confondere.

Molti soprammobili in legno d’olivo rappresentano un raffinatissimo completo di arredo. Anche oggetti d’arte sacra in legno d’olivo vengono frequentemente realizzati: calici in legno d’olivo, pastorali in legno d’olivo.
A Lugano oramai da decenni, nel periodo pasquale vene organizzata una fiera apposita di oggetti in legno d’olivo, e sugli innumerevoli stend sono esposti prodotti d’artigianato anche di inestimabile valore. Anche ad Assisi sono numerose le botteghe ove si lavora il legno d’olivo. Nella famosissima fiera di Bari, non mancheranno certo stand con prodotti in legno d’olivo.

Arredi come cassettiere, mobili da bagno risultano molto pregiati, perché il legno d’olivo non è molto semplice da lavorare: l’inchiodatura è sconsigliata, il legno presenta molti nodi e le venature spesso non seguono linee diritte. Inoltre la quantità di legno derivato da un olivo è sempre esigua perché le potature creano tensioni durante la crescita che provocano spaccature e quindi tavole di piccole dimensioni.
Essendo un’essenza densa, e data la natura del suo fusto nodoso e curvato, è molto utilizzato nella tornitura di piccoli oggetti come scatoline, pettini, elementi decorativi, scacchiere, bijotteria come ciondoli, anelli, pendenti.

L’ulivo nel Mondo

L’olio di oliva è il condimento da preferire in assoluto sia crudo, che per cucinare (il suo elevato punto di fumo ne fa uno dei condimenti più adatti per le fritture). L’olio di oliva ha anche un altissimo valore energetico (899 Kcal per 100 grammi).

Secondo quanto riportato nelle Sacre Scritture, l’ulivo era già presente nel mondo agli albori dell’umanità, infatti nel Vecchio Testamento l’ulivo è spesso menzionato, basti pensare alla colomba di Noè che tornò col rametto d’ulivo nel becco.
La zona di origine dell’olivo sembra essere in Asia Minore, e poi, attraverso popoli quali Fenici, Cartaginesi, Greci, e Romani si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.
Secondo l’ipotesi di alcuni studiosi furono proprio i Romani ad introdurre l’ulivo in Francia, in Spagna, in Portogallo e in Inghilterra meridionale. In Italia l’olivo è stato diffuso da vari popoli mediterranei, inizialmente dai Fenici (in Sicilia) e dai Greci (nella Magna Grecia). Ma sono stati senza dubbio i Romani ad ampliare e potenziare la coltivazione.
Nel Nuovo Mondo, infine, gli ulivi sono stati introdotti nelle Antille subito dopo la scoperta del 1492 e fin dal 1560 si osservano uliveti in Messico, in Perù, in California, in Cile e in Argentina.

L'olivo, bello e generoso...

Oggi in Italia, ci sono circa seimila frantoi (ad eccezione della zona alpina e della panura Padana) soprattutto nel sud dove si produce quasi l’80% della produzione olivicola nazionale.
La Grecia destina circa il 60% della sua terra coltivata agli oliveti: è il principale produttore al mondo di olive nere.
La Spagna è il Paese con il maggior numero di piante di olivo (più di 300 milioni) con il 92% di oliveti dedicati alla produzione di olio (produzione annuale media tra 600.000 e 1.000.000 di tonnellate cubiche). Circa l’80% delle coltivazioni è concentrato in Andalusia ove la principale zona produttiva è Jaèn, e la più importante varietà di olivo è la Picual; la Catalogna produce maggiormente nella zona di Les Garrigues, dove la principale varietà è rappresentata dalla Arbequina.

Gli oli di oliva di tutto il mondo, ottenuti attraverso processi che non causano alterazioni dell’olio, vengono considerati come oli vergini e vengono classificati in: olio extra vergine d’oliva con acidità libera massima di 0,8g per 100g; olio vergine d’oliva con acidità libera massima di 2g per 100g; olio di oliva lampante con acidità libera massima superiore a 2g per 100g.

L’Unione Europea ha introdotto la Denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.) a salvaguardare l’originalità e la territorialità della produzione di olio extravergine d’oliva.