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Fenologia dell’olivo

La fenologia dell’olivo, con le fasi dell’accrescimento della pianta e i mutamenti climatici stagionali che influiscono su su ogni varietà, è molto importante.

C’è da ricordare che l’olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima. In questo periodo si ha la sospensione dell’accrescimento.
Verso febbraio, però, si ha la ripresa vegetativa (o germogliamento), che dura 20-25 giorni: le gemme apicali e le gemme laterali s’ingrossano, si allungano e inizia l’emissione di nuova vegetazione di colore più chiaro.
La mignolatura inizia con il passaggio dalle gemme al fiore; l’impollinazione è anemofila cioè avviene grazie al vento. Segue l’allungamento dell’infiorescenza, con i boccioli fiorali di colore verde che iniziano a distanziarsi e rigonfiarsi; infine termina l’accrescimento dell’infiorescenza, e si nota la separazione della corolla e del calice. In questa delicata fase, cè il pericolo che la tignola attacchi le foglie scavando gallerie e compromettendo il raccolto.

Le piccole e verdissime foglie dell’olivo

Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, inizia la fioritura, che dura 7-10 giorni e comincia con l’apertura dei fiori che porterà alla caduta degli stami e dei petali e interesserà circa il 25% dei fiori presenti; in seguito si avrà completo distanziamento dei petali per circa la metà dei fiori; infine la caduta dei petali interesserà l’80% dei fiori.

Con l’allegagione si ha l’ngrossamento dell’ovario: inizia l’accrescimento del frutto che dura 3-4 settimane; quando le drupe hanno raggiunto il 20% delle dimensioni finali, si ha l’indurimento del nocciolo a cui segue un rallentamento dell’incrementodelle dimensioni; infine avviene il secondo rapido accrescimento delle drupe per circa 2 mesi.
In condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, cadono dai rami e daranno una bassissima resa in olio. Essendo una pianta che ha bisogno di molta luce, l’olivo soffre l’ombreggiamento, producendo eventualmente una vegetazione lassa e soprattutto, una scarsa fioritura.

Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, avviene l’invaiatura: si passa dal colore verde, al giallo paglierino, sino al colore rosso-violaceo per almeno il 50% della superficie della drupa. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva, possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l’oliva accumula soprattutto acqua.

Con la maturazione le olive assumono la colorazione tipica della cultivar. Se non raccolte vanno incontro a caduta più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d’acqua.

Olea europaea

L’Olea europaea, l’olivo, è una specie sempreverde tipicamente mediterranea, che ha esteso notevolmente il proprio areale di diffusione.

E’ molto longevo e presenta tronco irregolare, contorto soprattutto negli esemplari vecchi. È una specie ad accrescimento lento, con legno durissimo impiegato per lavori di intarsio e ebanisteria, o come combustibile.
Le foglie sono semplici, lanceolate e opposte, hanno consistenza coriacea e presentano colore verde chiaro nella pagina superiore, argenteo nella pagina inferiore.
I fiori sono bianchi e poco appariscenti, ermafroditi e sbocciano da aprile a giugno.
Le forme selvatiche hanno rami spinescenti, foglie più brevi e frutti più piccoli e meno polposi.
Il frutto è una drupa ovale e oleosa, dapprima verde, poi più scuro. Le olive in natura sono molto amare a causa del contenuto in polifenoli: per renderle commestibili è necessario sottoporle a trattamenti specifici, ad esempio la fermentazione naturale, oppure metodi artificiali.

Per via del frutto commestibile l’olivo viene coltivato fin da tempi antichissimi, rappresentando un punto di forza per l’economia dei popoli mediterranei. Oggi l’Italia è tra i maggiori Paesi produttori di olive nel mondo.
La pianta di Olea europaea è molto conosciuta nella omeopatia per le sue proprietà come febbrifuga, ipoglicemizzante, diuretica e, soprattutto, ipotensivante e per merito dell’oleuropeoside; inoltre è considerata spasmolitica ed antiossidante. Le foglie di olivo possono essere impiegate nelle forme di ipertensione arteriosa ove determinano ipotensione tramite un meccanismo di vasodilatazione periferica; riducono inoltre la viscosità ematica e facilitano la diuresi. Decotti sono impiegati per lavare piaghe o ferite e, come collutorio. Le gemme agiscono sui vasi arteriosi e a livello del metabolismo lipidico e glucidico.

Le olive di Olea europaea, da cui si ricava l’olio venivano un tempo raccolte tramite la bacchiatura cioè percuotendo le piante con una lunga e robusta pertica (bacchio) per farle cadere a terra: una tecnica superata perché dannosa per la pianta, ma ancora in uso in alcune zone dell’Italia meridionale.

In Puglia, si può ammirare il paesaggio dei trulli e le infinite distese di Olea europaea che forniscono oltre 490.000 tonnellate di olive e quasi 90 mila tonnellate di olio; in Calabria si annovaerano oltre 190mila ettari di oliveti, con 1.134 frantoi e una produzione di olive che supera sempre le 200mila tonnellate; in Campania si contano 8 milioni e mezzo di Olea Europea, e una produzione di olive che supera le 40mila tonnellate: le varietà più diffuse sono Ravece, Minucciola e Sessana; in Molise ben 13mila ettari sono dedicati a questa coltivazione e la produzione supera le 5 mila tonnellate; nelle campagna di Verona quella della coltivazione dell’olivo era un tempo la principale attività agricola esercitata in loco.

Innesto dell’ulivo

Con la normale riproduzione dell’olivo, non si ottengono piante da coltivare perché, a causa della diffusa autosterilità delle varietà, le piante di olivo che derivano dal seme sono diverse dalla pianta di origine, sono rinselvatichite.

Al limite possono essere utilizzate come portinnesto nella moltiplicazione delle cultivar.
L’ innesto dell’olivo deve essere effettuato nell’epoca giusta (in genere in primavera) e da personale esperto, affinché attecchisca, e dia buoni risultati.

Tra novembre e dicembre, si prelevano i semi (cioè i noccioli delle olive), e vengono usate particolari varietà, come “Frantoio”, “Leccino” o “Cipressino”. Alla fine dell’agosto successivo si mettono i noccioli nel terreno umido, protetto da vetrate, e a novembre si ha la germinazione. Essa si interromperà per riprendere nella primavera successiva, e tra aprile e maggio viene effettuato il trapianto in un’aiuola. Dopo un anno le piantine (dell’età di circa 18 mesi, grandi più o meno come una matita) sono pronte per essere innestate.

Oggi sono diffusi sistemi innovativi, che hanno di fatto rivoluzionato il processo produttivo delle piante di olivo, come l’innesto per approssimazione in cui si procura in maniera forzata l’accostamento e infine il contatto nel senso della lunghezza tra due rami o germogli di piante d’olivo diverse, non separati dalla pianta madre.

L’innesto a marza, ha bisogno invece delle piantine di 18 mesi sopra descritte, infatti si esegue asportando un rametto o una parte gemmifera da una piantina e mettendola poi a contatto con la parte interna della corteccia di un’altra pianta che fa da portainnesto; questo può avvenire secondo varie tecniche, che vengono definite “a spacco” (comune o inglese), se viene usata una sola marza, e “a corona”, se sul portainnesto si inseriscono più marze.
Il tipo di innesto comunemente usato per l’olivo è quello “a corona”.

La pianta portainnesto dev’essere “in succhio”, e la corteccia si deve distaccare facilmente per potervi porre una o più marze. Dopo l’innesto, viene scelto un solo germoglio proveniente dalla marza e legato ad un tutore per favorirne l’accrescimento verticale. Nella primavera successiva, le piante, che hanno ormai raggiunto un’altezza di circa 60 cm, vengono trapiantate in un appezzamento detto “piantonaio” disponendole ad una distanza maggiore, circa 1 metro per 50 cm. Poi verranno vendute.

Nell’innesto a scudo la marza è costituita da una porzione di corteccia a forma di scudo che viene inserita sotto la corteccia della pianta portainnesto in cui è stata praticata un’incisione a T e ne sono stati sollevati i lembi del taglio.

Per favorire l’attecchimento, dopo l’innestatura, si usano legacci di rafia, o rametti di salice; quindi, per evitare la penetrazione di umidità e di eventuali parassiti attraverso le ferite, si copre la zona dell’innesto con appositi mastici, che possono essere a base di cera gialla, o pece.

Vacanze in Puglia tra gli olivi

Gli agriturismi sono ormai i nuovi templi della salute in Puglia, ricchi di storia e soprattutto di suggestivi fattori naturali quali boschi, paesaggi, aria salubre, fauna e flora, torrenti e fiumi, ecc. In questo panorama, una importanza notevole è offerta dagli olivi: se si pensa alla Puglia, tutti i colori che la caratterizzano fanno immaginare una serie rigogliosa di oliveti e una variegata immensità di essenze.

La Puglia è la regione con il più vasto patrimonio olivicolo, con almeno 50 milioni di piante, la metà delle quali è considerata secolare e, in particolare, almeno 5 milioni sono plurisecolari. Per la Puglia, i colossali ulivi rappresentano le fattezze stesse della terra e le grandi vigne sono quasi l’unico prato.

Per il meglio di una vacanza immersi nella natura, gli agriturismi nel Gargano, come a Vieste e a Peschici, offrono agli ospiti terrazze dove è possibile prendere il sole, e luoghi appositamente attrezzati per pranzare all’ombra di qualche olivo secolare.
A Rodi e a Vico grandi tenute agricole offrono appartamenti immersi in secolari parchi di ulivi e circondati da boschi, ove poter godere del completo relax, e trascorrere una vacanza rilassante e rigenerante.

In provincia di Lecce, nel Salento, negli ultimi anni sono aumentate tantissimo le richieste dei turisti di poter trascorrere le proprie vacanze immersi in un ambiente completamente naturale, per piacevoli passeggiate, e indimenticabili escursioni. Ultimamente ha iniziato a maturare una tendenza al recupero delle bellezze naturali e secolari che caratterizzano questa zona, gli olivi: la protezione di questi giganti e la conservazione dello spazio naturale intorno, unitamente alla loro valorizzazione, sembra occupare sempre più spazio.
Numerose sono in questa zona le sagre gastronomiche dedicate ogni estate all’olivo e all’olio, e durante la festa l’olio può essere degustato e acquistato nei vari stand; a completare l’evento non mancano mai mercatini dei prodotti tipici locali.

Nelle Murge dove la coltivazione della terra risale a tempi antichissimi, tuttora si coltivano viti e mandorleti, oltre che alberi da frutto, in misura più modesta, ortaggi, ma soprattutto oliveti. Conoscere la natura e gli olivi, per farsi emozionare dalla loro bellezza è il primo passo per meglio rispettarli e tutelarli. Una passeggiata lungo le strade bianche del territorio delle Murge, tra gli olivi monumentali e le masserie storiche di Puglia, fino ai boschi di macchia della scarpata murgiana, farà apprezzare al meglio il relax della vacanza.

Vacanza in Puglia

Alla valorizzazione dell’olivo in Puglia, ha sicuramente contribuito anche l’evoluzione della domanda turistica, nella quale ha iniziato ad evidenziarsi una richiesta di qualità “ecologica” nelle destinazioni che ha determinato una crescita di interesse per le zone rurali.

Impianto dell’oliveto

La pianta di olivo, che predilige i climi temperato-caldi, si caratterizza per l’elevata esigenza di illuminazione. Questo fattore è da tenere in considerazione al momento della scelta delle forme di coltivazione che si intendono portare avanti.

Nell’impianto di un oliveto, serve dare molta importanza anche alla specie che si intende allevare, e al clima, fattore che condiziona la resistenza delle piante alle diverse patologie: la difesa dalle patologie che potrebbero colpire l’oliveto rappresenta una scelta molto importante sia per l’ecologia della coltura, sia per una scelta economica.

Nella messa a dimora di un oliveto un ruolo importantissimo viene assunto dal tipo di terreno infatti un terreno senza aria sarebbe estremamente nocivo. Inoltre il terreno dev’essere ben livellato e spianato; se il terreno fosse in pendenza allora ci sarebbe bisogno di una sistemazione a terrazzamenti.
E’ necessario assicurare alle nuove piantine assenza di ristagni d’acqua, molto nocivi alle radici.
Per quanto riguarda il sottosuolo, se ci fosse roccia viva, converrebbe adoperare esplosivi per fessurare la roccia stessa e poter permettere un più facile accesso alle radici negli strati profondi; è necessario anche togliere le radici vecchie così da evitare il marciume radicale delle nuove piante.

La concimazione per un nuovo impianto, spesso viene trascurata; è necessario invece spargere correttivi e letame in superficie prima dell’impianto. Per l’olivo infatti è indispensabile la somministrazione di nutrienti che rappresentano una fonte di elementi necessari alla pianta per crescere e produrre frutti.

Nei nuovi impianti è diffusa la coltivazione a file. Le distanze tra le piante dipendono dalle varietà, dal sistema di allevamento, dalla zona e da molti altri fattori. Occorre infatti che le chiome degli olivi, quando hanno raggiunto il massimo sviluppo, non si tocchino.
In novembre-dicembre, si aprono delle buchette di 40 cm e si immettono le piccole piantine già munite di radici; buona norma sarebbe quella di immergere precedentemente le radici in un miscuglio di terra e letame.
Per la potatura, si ricorda che essa è una pratica indispensabile di cui un buon olivicoltore non può fare a meno. Al primo anno di impianto si recidono, lungo il fusto, gemme e rametti laterali e si diradano i nuovi germogli che hanno origine dalle branche principali. Al secondo anno si applica la potatura di formazione con la quale si conforma la chioma su una figura geometrica.

Il periodo estivo è sempre stato cruciale per le olive, in quanto in questo periodo gli attacchi parassitari, funghi ecc, si moltiplicano: da tenere sotto controllo la mosca delle olive , le larve di altri parassiti, ma sopratutto per alcune specie la lebbra delle olive, la cercospora, l’occhio di pavone.

Pidocchio nero dell’ulivo- Tisanotteri

Le principali avversità per l’olivo causate dal clima e dalle carenze nutrizionali, sono ben note: man mano che la temperatura (estiva o invernale) si allontana dall’optimum la crescita dell’olivo ne risente; analogamente, carenze nutrizionali portano ad un raccolto scarso e a prodotti di bassa qualità. Anche eccessiva umidità, ristagno idrico, vento, grandine, ma anche fumi tossici industriali possono danneggiare il raccolto.

Per quanto riguarda le avversità biologiche i più diffusi fitofagi e agenti patogeni tra i funghi sono: l’occhio di pavone dell’olivo e la carie del legno; provocata dai batteri è la rogna dell’olivo; provocate da insetti fitofagi sono varie patologie tra cui quelle portate dal pidocchio nero dell’olivo.
Le cause delle malattie che possono alterare la normale fisiologia dell’olivo dunque, sono molto numerose.

Gli olivi ospitano un gran numero di insetti utili e un numero ridotto d’insetti dannosi. Il pidocchio nero dell’olivo, detto anche liotripe (liothripis oleae), appartiene all’ordine dei Tisanotteri, ed è uno degli insetti dannosi che determina una malattia parassitaria, dove per malattie parassitarie si intendono quelle dipendenti dall’azione di organismi capaci di vivere come parassiti a spese delle piante, sottraendo loro nutrimento od alterandone le funzioni.

Il pidocchio dell’ulivo è di color nero lucente da adulto, mentre le larve sono di color verde chiaro; nel periodo primaverile ed estivo, le larve e gli adulti pungono e succhiano la linfa dalle gemme, dalle foglie, dai fiori e dai giovani frutticini.
Questa azione, provoca la deformazione delle foglie, caduta dei fiori e gibbosità dei frutticinie in poco tempo si avrà la perdita totale del raccolto per il deperimento delle piante.

Se si notano delle anomalie nella crescita delle piante di olive, occorre verificare visivamente nell’oliveto la presenza di infestazioni prodotte da questo fitofago, nel periodo primaverile. Gli adulti si nascondono nelle anfrattuosità e nelle screpolature della corteccia della pianta, e qui depongono le uova, soprattutto se la pianta è già sottoposta ad attacchi di funghi, coleotteri o batteri. Un tempo si usava il metodo della battitura dei rami, per raccogliere le olive (metodo noto col nome di “abbacchiatura”), che provocava lesioni sui rami: anche queste potevano essere ricettacoli per questi insetti.

Un buon fitopatologo prenderà in considerazione la patologia ma anche le motivazioni che hanno potuto generare il disequilibrio che ha generato la malattia.

Per far fronte ad un’emergenza causata dal pidocchio nero, si usano trattamenti chimici specifici con olio di paraffina e composti a base di zolfo. Per una lotta meno aggressiva a questi patogeni, anche in nome del rispetto dell’agricoltura e della coltivazione, si possono usare le lotte biologiche che si avvalgono di artropodi i quali si cibano di questi insetti.

Parquet olivo

La scelta del pavimento in legno giusto per le proprie esigenze è molto complicata: il numero sempre maggiore di essenze rende molto vasta la gamma presente sul mercato.

Negli ultimi anni il pavimento realizzato con listelli di legno d’olivo (Olea europaea) ha assunto un ruolo rilevante nel mondo delle costruzioni, perché si tratta di un prodotto che soddisfa le esigenze estetiche, presenta una scarsa conducibilità termica, mantiene caldi d’inverso e freschi d’estate (buon isolamento termico), attutisce bene i rumori dovuti al calpestio (buon isolamento acustico), presenta buona durezza, offre una buona resistenza all’usura.
Il termine ”parquet in olivo” definisce una qualsiasi pavimentazione che abbia uno spessore minimo dello strato superiore in vero legno di olivo di almeno 2,5 millimetri.

Il taglio nel parquet in olivo non risulta molto agevole, l’inchiodatura deve essere preceduta da fori nel legno per evitare scheggiature, la levigatura risulta molto disagevole, ma ottimi sono i risultati di finitura.

L’albero dell’olivo non ha mai fusti grandi e dritti, quindi si ottengono solo piccoli pezzi irregolari. Passando da un ambiente ad un altro, tipo dal salone alla camera da letto, non è consigliabile cambiare la tecnica di posa o il tipo di essenza, e così la casa risulterà tutta in legno d’olivo, donando un effetto ancor più calorso ed accogliente. Di colore giallo bruno con striature di varia intensità di colori (l’alburno è giallognolo o bruno chiaro, il durame bruno cupo), renderà confortevole qualsiasi ambiente. Essendo alta la tendenza ad ossidarsi, tende ad uniformarsi verso un giallognolo cupo o rosa.
Le tavole in legno per il parquet in olivo, sono di vario tipo: olivo A-As con fibra mista molto varia, olivo zebrato con fibra con venature bianche, olivo bianco con fibra prevalentemente bianca, olivo C con fibra mista e nodi presenti su tutte le tavolette.

La tessitura finissima rende il parquet in olivo davvero elegante, piacevole alla vista e al tatto, dai bellissimi colori, venature e profumi.
Legno molto duro, l’olivo come parquet è l’ideale per i locali umidi, come il bagno e la cucina perchè oltre all’umidità sopporta bene anche gli sbalzi termici.

Il parquet pavimento massello in legno d’olivo è composto interamente in legno massiccio. E’ il parquet in legno d’olivo tradizionale per eccellenza.

Ne è garantita la durata nel tempo, con la possibilità di essere levigato più volte in caso di urti, rigature,ecc e possiede un isolamento termico considerevole. Ovviamente comporta una certa attenzione nella manutenzione, rendendolo quindi poco adatto ad ambienti con grande intensità di passaggio oppure in presenza di bambini ed animali.

Oleaceae

Le Oleaceae, sono una famiglia di piante dell’ordine delle Lamiales, che comprende 27 generi e un numero di specie variabile da 400 a 900 a seconda degli autori. Le specie sono legnose (alberi, arbusti come il mandorlo, il ciliegio, l’ulivo) e risultano distribuite nelle regioni temperate e tropicali calde.

Le Oleacee hanno foglie generalmente opposte; i fiori sono ermafroditi con simmetria raggiata, tetraciclici (cioè con 4 parti distinte: calice, corolla, androceo, gineceo) e tetrameri (cioè con corolla e calice quadripartiti).
Il frutto può essere una drupa (con epicarpo sottile, mesocarpo carnoso, e endocarpo legnoso), una bacca (come nel gelsomino), una capsula (come in Forsythia, una pianta a fiori gialli della classe delle magnolie) o una samara alata (come nel frassino). In particolare la drupa è il frutto dell’olivo, a forma ovoidale, formata, dall’esterno verso l’interno, da epicarpo o epidermide (buccia), endocarpo (polpa), e nocciolo.

Le Oleaceae nel mondo comprendono piante di interesse economico, come l’ulivo (Olea europaea), tra i più caratteristici elementi della macchia mediterranea. L’olio di oliva è prevalentemente usato come alimento, ma anche in terapia come medicamento e cura. L’ulivo perciò non è solo “olio d’oliva” ma è anche un laboratorio vivente di sostanze chimiche pronte per essere estratte per gli usi più svariati.

Il frassino (Fraxinus), detto anche albero della manna, in passato coltivato per l’estrazione di questa sostanza, è famoso perché è il genere della famiglia delle Oleaceae che fiorisce per primo nel corso dell’anno. Il frassino appartiene alle cosiddette “latifoglie nobili”, alberi accomunati da una serie di caratteristiche per cui prediligono i suoli fertili, non sono molto diffusi e forniscono legno pregiato. Fraxinus ornus (Orniello) è tipico forestale dei boschi mediterranei soprattutto del centro e nel sud Italia, a rapido accrescimento e abbastanza longevo, con tronco poco ramificato; Fraxinus oxycarpa, è invece legato ai boschi ripali. Fraxinus excelsior è detto così dalla parola “eccelso” cioè grande, a ricordare il suo sviluppo in altezza fino a 30-40 metri

Esistono anche specie coltivate per ornamento come il lillà: questo genere comprende alcune specie di arbusti di medie dimensioni; gli esemplari adulti possono raggiungere i 2-3 metri di altezza. Esistono molte varietà ibride, con fiori dal colore bianco o viola scuro, che fioriscono in aprile, spesso anche con bordo dei petali in colore contrastante. Ai fiori seguono piccole capsule legnose, contenenti i semi.