Sapone di Aleppo, all’olio di oliva

Il sapone di Aleppo rappresenta uno di quei prodotti che hanno da sempre accompagnato la storia dell’uomo nel bacino mediterraneo. La sua origine si perde infatti nella notte dei tempi, e persino nella civiltà assiro babilonese si trovano tracce della sua presenza.

Il sapone di Aleppo è costituito esclusivamente di olio di oliva, al quale, in funzione cosmetica ma anche per le proprietà distensive ed emollienti viene aggiunto un olio essenziale ricavato dalla bacche di alloro.

La procedura di produzione del sapone di Aleppo rispetta ancora i tempi i ritmi e le modalità della tradizione, cuocendo a fuoco lento l’olio di oliva per diversi giorni a fuoco molto basso, aggiungendo la soda è, una volta raggiunta la consistenza pastosa, l’olio delle bacche di alloro. Una volta messo negli stampi e lasciato ad essiccare il sapone è pronto per essere distribuito.

La sua fama non deriva solo dalla morbidezza della schiuma e dal profumo, ma anche dalle sue proprietà cosmetiche e curative.

Da sempre viene infatti utilizzato non solo come detergente, applicabile anche sui capelli, ma anche come trattamento naturale per alcuni disturbi dermatologici, come allergie, eczemi e persino la psoriasi.

E’ la presenza dei principi attivi dell’alloro che favoriscono questo aspetto terapeutico, perchè contribuiscono a rendere la pelle maggiormente distesa e ad aprire i pori, lasciando la pelle meglio ossigenata.

Con il sapone di Aleppo si possono inoltre preparare ottime maschere cosmetiche per il viso, è utilizzabile anche come morbido sapone da barba e come repellente per insetti e tarme.

Pidocchio nero dell’ulivo- Tisanotteri

Le principali avversità per l’olivo causate dal clima e dalle carenze nutrizionali, sono ben note: man mano che la temperatura (estiva o invernale) si allontana dall’optimum la crescita dell’olivo ne risente; analogamente, carenze nutrizionali portano ad un raccolto scarso e a prodotti di bassa qualità. Anche eccessiva umidità, ristagno idrico, vento, grandine, ma anche fumi tossici industriali possono danneggiare il raccolto.

Per quanto riguarda le avversità biologiche i più diffusi fitofagi e agenti patogeni tra i funghi sono: l’occhio di pavone dell’olivo e la carie del legno; provocata dai batteri è la rogna dell’olivo; provocate da insetti fitofagi sono varie patologie tra cui quelle portate dal pidocchio nero dell’olivo.
Le cause delle malattie che possono alterare la normale fisiologia dell’olivo dunque, sono molto numerose.

Gli olivi ospitano un gran numero di insetti utili e un numero ridotto d’insetti dannosi. Il pidocchio nero dell’olivo, detto anche liotripe (liothripis oleae), appartiene all’ordine dei Tisanotteri, ed è uno degli insetti dannosi che determina una malattia parassitaria, dove per malattie parassitarie si intendono quelle dipendenti dall’azione di organismi capaci di vivere come parassiti a spese delle piante, sottraendo loro nutrimento od alterandone le funzioni.

Il pidocchio dell’ulivo è di color nero lucente da adulto, mentre le larve sono di color verde chiaro; nel periodo primaverile ed estivo, le larve e gli adulti pungono e succhiano la linfa dalle gemme, dalle foglie, dai fiori e dai giovani frutticini.
Questa azione, provoca la deformazione delle foglie, caduta dei fiori e gibbosità dei frutticinie in poco tempo si avrà la perdita totale del raccolto per il deperimento delle piante.

Se si notano delle anomalie nella crescita delle piante di olive, occorre verificare visivamente nell’oliveto la presenza di infestazioni prodotte da questo fitofago, nel periodo primaverile. Gli adulti si nascondono nelle anfrattuosità e nelle screpolature della corteccia della pianta, e qui depongono le uova, soprattutto se la pianta è già sottoposta ad attacchi di funghi, coleotteri o batteri. Un tempo si usava il metodo della battitura dei rami, per raccogliere le olive (metodo noto col nome di “abbacchiatura”), che provocava lesioni sui rami: anche queste potevano essere ricettacoli per questi insetti.

Un buon fitopatologo prenderà in considerazione la patologia ma anche le motivazioni che hanno potuto generare il disequilibrio che ha generato la malattia.

Per far fronte ad un’emergenza causata dal pidocchio nero, si usano trattamenti chimici specifici con olio di paraffina e composti a base di zolfo. Per una lotta meno aggressiva a questi patogeni, anche in nome del rispetto dell’agricoltura e della coltivazione, si possono usare le lotte biologiche che si avvalgono di artropodi i quali si cibano di questi insetti.

Strategie di controllo della lebbra delle olive Colletotrichum gloeosporioides, C. acutatum

REGIONE PUGLIA
Area Politiche per lo Sviluppo Rurale

Strategie di controllo della “lebbra delle olive” Colletotrichum gloeosporioides, C. acutatum

L’approccio del controllo di una avversità parassitaria deve valutare tutti i fattori che ne determinano l’insorgenza, la diffusione e la gravità.

E’ necessario, pertanto, analizzare:

il sistema colturale oggetto della avversità;
le condizioni climatiche in cui si deve operare;
le operazioni colturali che si praticano e che possono influenzare lo sviluppo del parassita;
la biologia e la epidemiologia del parassita;
le sostanze attive in commercio e registrate per la coltura e l’avversità;
la convenienza economica nell’attivare le misure di controllo.

Le esperienze maturate nei diversi anni da esperti e tecnici che operano nel settore olivicolo consentono di stabilire allo stato attuale delle strategie di difesa integrata che consentono di contenere le infezioni della “lebbra delle olive” a valori percentuali di diffusione e di gravità tali da non destare preoccupazioni eccessive tra gli olivicoltori.
Le strategie di difesa integrata prevedono l’utilizzazione di tutti i i metodi che possano impedire, contenere e controllare il parassita; di seguito, pertanto, vengono riportate le misure fitoiatriche da adottare per il controllo e contenimento delle specie di Colletotrichum al momento riconosciute come agenti causali della lebbra.
Maggiore areazione della chioma: i parassiti fungini come Colletotrichum gloeosporioides e Colletotrichum acutatum hanno necessità di vivere in ambienti con un grado di umidità elevato. La pioggia rappresenta l’elemento scatenate delle infezioni, ma la presenza di microclimi umidi, nell’ambito della chioma della pianta, consente ulteriormente lo sviluppo del fungo. Per tale motivo una adeguata areazione della chioma mediante una corretta potatura almeno biennale, determina una minore persistenza della umidità sia sulle foglie che sulle drupe.

Interventi preventivi per ridurre l’inoculo presente nell’oliveto nei periodi di:

post allegagione (giugno)
accrescimento drupe (luglio)
pre invaiatura (settembre-ottobre).

Controllo chimico di altri parassiti dell’olivo che possono favorire la penetrazione del fungo nelle drupe, come la “mosca delle olive” che con le sue punture di ovideposizione determina ferite sull’epidermide delle drupe, consentendo la penetrazione di spore del fungo con conseguente sviluppo della malattie.

Sono, inoltre, in corso, ulteriori prove sperimentali per consentire la registrazione di altri prodotti fitosanitari ritenuti efficaci nei confronti di C. gloeosporioides e C. acutatum al fine di rendere disponibile un maggior numero di formulati commerciali con caratteristiche tecniche di maggiore penetrazione nella drupa e di minor dilavamento dalle piogge a cui, invece, sono soggetti i composti rameici.

CONTROLLO CHIMICO

Il controllo della malattia con prodotti chimici deve essere effettuato solo con sostanze attive registrate sulla coltura e sulla avversità; nel caso dell’olivo le esperienze sono rivolte nei confronti dei prodotti fitosanitari a base di rame con le sue diverse formulazioni commerciali.
Diverse sperimentazioni sono state effettuate dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia e da Istituti Universitari della Facoltà di Agraria di Bari e di Foggia per definire il comportamento epidemiologico delle specie di Colletotrichum agenti della “Lebbra delle olive” e la strategie di controllo da adottare per il contenimento delle infezioni.
Allo stato attuale possono essere adottate strategie di controllo chimico con prodotti a base di rame, che necessariamente devono essere combinate, per ottenere una maggiore efficacia, con quanto riportato nella parte relativa alle misure agronomiche.
Distruzione del materiale infetto: l’elevata diffusione della malattia nelle aree olivicole costituisce fonte di continuo inoculo del fungo che va limitata con azioni di asportazione delle parti attaccate e distruzione delle stesse possibilmente con bruciatura nello stesso sito. Pertanto vanno incentivate le operazioni di asportazione dei rami infetti e quelle di raccolta e accantonamento delle olive infette e mummificate sia presenti sulla pianta che sul terreno, con immediata bruciatura.
Migliorare i sistemi di raccolta: l’incidenza della malattia cresce con l’avanzare della maturazione; costituisce, pertanto, buona norma effettuare la raccolta limitata ad una solo periodo anche utilizzando mezzi meccanici e in molti casi va optata la scelta di anticipare la raccolta in modo da sfuggire ai successivi cicli di infezione. La raccolta completa delle drupe o la eliminazione delle stesse dalla pianta riduce la presenza dell’inoculo del fungo. La raccolta prolungata da terra costituisce una pratica non idonea a contrastare la diffusione della malattia.

fonte: regionepuglia.it

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Lebbra delle Ulive

Parquet olivo

La scelta del pavimento in legno giusto per le proprie esigenze è molto complicata: il numero sempre maggiore di essenze rende molto vasta la gamma presente sul mercato.

Negli ultimi anni il pavimento realizzato con listelli di legno d’olivo (Olea europaea) ha assunto un ruolo rilevante nel mondo delle costruzioni, perché si tratta di un prodotto che soddisfa le esigenze estetiche, presenta una scarsa conducibilità termica, mantiene caldi d’inverso e freschi d’estate (buon isolamento termico), attutisce bene i rumori dovuti al calpestio (buon isolamento acustico), presenta buona durezza, offre una buona resistenza all’usura.
Il termine ”parquet in olivo” definisce una qualsiasi pavimentazione che abbia uno spessore minimo dello strato superiore in vero legno di olivo di almeno 2,5 millimetri.

Il taglio nel parquet in olivo non risulta molto agevole, l’inchiodatura deve essere preceduta da fori nel legno per evitare scheggiature, la levigatura risulta molto disagevole, ma ottimi sono i risultati di finitura.

L’albero dell’olivo non ha mai fusti grandi e dritti, quindi si ottengono solo piccoli pezzi irregolari. Passando da un ambiente ad un altro, tipo dal salone alla camera da letto, non è consigliabile cambiare la tecnica di posa o il tipo di essenza, e così la casa risulterà tutta in legno d’olivo, donando un effetto ancor più calorso ed accogliente. Di colore giallo bruno con striature di varia intensità di colori (l’alburno è giallognolo o bruno chiaro, il durame bruno cupo), renderà confortevole qualsiasi ambiente. Essendo alta la tendenza ad ossidarsi, tende ad uniformarsi verso un giallognolo cupo o rosa.
Le tavole in legno per il parquet in olivo, sono di vario tipo: olivo A-As con fibra mista molto varia, olivo zebrato con fibra con venature bianche, olivo bianco con fibra prevalentemente bianca, olivo C con fibra mista e nodi presenti su tutte le tavolette.

La tessitura finissima rende il parquet in olivo davvero elegante, piacevole alla vista e al tatto, dai bellissimi colori, venature e profumi.
Legno molto duro, l’olivo come parquet è l’ideale per i locali umidi, come il bagno e la cucina perchè oltre all’umidità sopporta bene anche gli sbalzi termici.

Il parquet pavimento massello in legno d’olivo è composto interamente in legno massiccio. E’ il parquet in legno d’olivo tradizionale per eccellenza.

Ne è garantita la durata nel tempo, con la possibilità di essere levigato più volte in caso di urti, rigature,ecc e possiede un isolamento termico considerevole. Ovviamente comporta una certa attenzione nella manutenzione, rendendolo quindi poco adatto ad ambienti con grande intensità di passaggio oppure in presenza di bambini ed animali.

La carie dell’ulivo

La carie dell’ulivo, chiamata anche lupa dell’ulivo, è una grave malattia che colpisce la pianta di ulivo, capace di bloccarne lo sviluppo e la crescita e portandola al totale deperimento.

E’ provocata da una serie di funghi che si sviluppano in quei punti della pianta che non sono protetti dalla corteccia, per esempio i tagli delle potature, oppure le crepe e le ferite provocate dal gelo.

La colonia fungina si sviluppa dalla ferita, ed il suo lavoro è riconoscibile dal fatto che la polpa dell’albero diventa friabile e priva di consistenza. I funghi continuano il loro sviluppo, andando a pregiudicare la salute della pianta che non riesce a crescere con la giusta armonia, e provocando così una produzione stentata sia di fogliame che di frutti.

Non esistono in commercio prodotti che possano contrastare chimicamente il fungo, una volta che esso ha attecchito, per cui l’unico metodo disponibile è quello di rimuovere la parte di legno attaccata dai funghi fino a che non si trova la polpa sana.

Rami e scarti devono essere accuratamente eliminati per evitare il contagio su altre piante.

E’ particolarmente importante la prevenzione per evitare la caria dell’ulivo: quando si effettua la potatura proteggere le ferite lasciate aperte, proprio per evitare che queste offrano il fianco all’attacco fungino.

Per questa ragione sono disponibili in commercio dei mastici appositi che si devono applicare sulle ferite.

Oleaceae

Le Oleaceae, sono una famiglia di piante dell’ordine delle Lamiales, che comprende 27 generi e un numero di specie variabile da 400 a 900 a seconda degli autori. Le specie sono legnose (alberi, arbusti come il mandorlo, il ciliegio, l’ulivo) e risultano distribuite nelle regioni temperate e tropicali calde.

Le Oleacee hanno foglie generalmente opposte; i fiori sono ermafroditi con simmetria raggiata, tetraciclici (cioè con 4 parti distinte: calice, corolla, androceo, gineceo) e tetrameri (cioè con corolla e calice quadripartiti).
Il frutto può essere una drupa (con epicarpo sottile, mesocarpo carnoso, e endocarpo legnoso), una bacca (come nel gelsomino), una capsula (come in Forsythia, una pianta a fiori gialli della classe delle magnolie) o una samara alata (come nel frassino). In particolare la drupa è il frutto dell’olivo, a forma ovoidale, formata, dall’esterno verso l’interno, da epicarpo o epidermide (buccia), endocarpo (polpa), e nocciolo.

Le Oleaceae nel mondo comprendono piante di interesse economico, come l’ulivo (Olea europaea), tra i più caratteristici elementi della macchia mediterranea. L’olio di oliva è prevalentemente usato come alimento, ma anche in terapia come medicamento e cura. L’ulivo perciò non è solo “olio d’oliva” ma è anche un laboratorio vivente di sostanze chimiche pronte per essere estratte per gli usi più svariati.

Il frassino (Fraxinus), detto anche albero della manna, in passato coltivato per l’estrazione di questa sostanza, è famoso perché è il genere della famiglia delle Oleaceae che fiorisce per primo nel corso dell’anno. Il frassino appartiene alle cosiddette “latifoglie nobili”, alberi accomunati da una serie di caratteristiche per cui prediligono i suoli fertili, non sono molto diffusi e forniscono legno pregiato. Fraxinus ornus (Orniello) è tipico forestale dei boschi mediterranei soprattutto del centro e nel sud Italia, a rapido accrescimento e abbastanza longevo, con tronco poco ramificato; Fraxinus oxycarpa, è invece legato ai boschi ripali. Fraxinus excelsior è detto così dalla parola “eccelso” cioè grande, a ricordare il suo sviluppo in altezza fino a 30-40 metri

Esistono anche specie coltivate per ornamento come il lillà: questo genere comprende alcune specie di arbusti di medie dimensioni; gli esemplari adulti possono raggiungere i 2-3 metri di altezza. Esistono molte varietà ibride, con fiori dal colore bianco o viola scuro, che fioriscono in aprile, spesso anche con bordo dei petali in colore contrastante. Ai fiori seguono piccole capsule legnose, contenenti i semi.

Olio di oliva per i capelli

L’olio di oliva non ha solo eccezionali proprietà nutritive, ma è anche un ottimo cosmetico. E d’altronde durante l’antichità è stato proprio questo il primo motivo per cui esso veniva utilizzato, prodotto e commercializzato, e ciò molto prima di diventare uno tra i complementi più importanti nella cucina e nella dieta mediterranea.

Ancora oggi, nei paesi del bacino mediterraneo è facile trovare saponi ed altri cosmetici prodotti in maniera artigianale la cui base è l’olio di oliva, magari profumato con spezie, fiori ed aromi.

Una delle applicazioni più antiche dell’olio di oliva è sicuramente come cosmetico e nutriente dei capelli.

Antiossidanti e fitosteroli presenti quando la spremitura dell’olio viene fatta a freddo, sono tra le componenti che ne fanno un ottimo elemento nel trattamento e la cura dei capelli, grazie alla loro azione antiossidanti che aiutano a contrastare la formazione dei radicali liberi.

Un metodo semplice e rapido di ottenere un cosmetico per i propri capelli è quello di miscelare l’olio di oliva con qualche goccia di essenze profumate a piacere, lasciar riposare ed applicare sui capelli inumiditi due cucchiai del preparato, leggermente tiepido e massaggiare ripetutamente.

Un ottimo rimedio per nutrire i capelli, renderli più pieni e lucidi e più resistenti allo stress cui sono sottoposti nella vita quotidiana.

Leptonecrosi

La leptonecrosi è una malattia che occorre alla pianta dell’ulivo quando questa si trova su un terreno povero di boro.

Questa sostanza chimica solitamente è presente in quantità sufficiente nel terreno, ma talvolta può accadere che, a causa con l’interazione con altre sostanze chimiche, come per esempio calcio e magnesio, talvolta esso non sia assimilabile dalla pianta in maniera sufficiente.

Il disturbo nella pianta si nota nel periodo di maggio, quando nelle parti più esterne della pianta i rametti assumono un aspetto tipico, detto “a palmetta”, e le foglie cominciano ad assumere una forma irregolare. In seguito il male progredisce facendo seccare i rami.

Un fenomeno che può essere oltremodo pericoloso perchè i rami indeboliti lasciano spazio all’aggressione di parassiti e funghi, che concorrono a peggiorare la situazione.

Anche i frutti, durante l’estate manifestano i sintomi del disturbo, seccandosi e pregiudicando in questo modo la raccolta.

Essendo una carenza di carattere chimico, che in genere si avvera con più probabilità in caso di terreno con PH superiore a 7,5, la leptonecrosi si combatte e si previene analizzando il terreno, e ripristinando qualora fosse insufficiente, il boro, sia nel terreno sia come irrorazioni all’apparato fogliare nei periodi antecedenti il processo di fioritura.

Eventuali rami disseccati e morti vanno assolutamente eliminati per evitare che essi offrano un punto di approdo ad ulteriori agenti nocivi.

Malattie dell’olivo: cotonello

Il cotonello è un minuscolo insetto della famiglia dei rincoti psillidi, il cui nome volgare, con cui è più facilmente conosciuto, deriva dal modo con cui manifesta la sua presenza sulla pianta, caratterizzata appunto dall’apparire di piccoli batuffoli lanosi che si sviluppano prevalentemente sulla cima dei germogli giovani posti sulla parte esterna della chioma.

E’ una delle malattie e delle infestazioni dell’ulivo che desta meno preoccupazione da un punto di vista del danno che provoca, perchè la sua presenza, pur andando a danneggiare i giovani frutti, è anche contrastata ampiamente dai tanti nemici naturali, in particolare alcune specie di coleotteri, e da altri insetti che lo parassitano.

Per questa ragione generalmente non lo si combatte con composti chimici o insetticidi, ma ci si limita ad evitare che esso possa trovare un ambiente favorevole al suo sviluppo.

Risulta quindi efficace in primo luogo eliminare il più possibile quei punti in cui la pianta offre un ambiente umido, dove esso si sviluppa e si moltiplica più facilmente.

E’ anche questa la ragione per cui nei climi più aridi ed asciutti l’attacco dell’insetto spesso termina con l’avvento della stagione più calda.

Il danno maggiore che può provocare l’insetto è provocato sia dall’adulto che si insedia sui giovani germogli, e dalle larve che attaccano i frutti nel periodo del loro primo sviluppo.

In questo modo, se l’attacco è massiccio, la produzione della pianta potrebbe venirne pregiudicata.

Punteruolo dell’ulivo

Il fleotribo, noto anche come punteruolo dell’ulivo, è un coleottero che non supera i 2-2,5 centimetri di lunghezza, e costituisce uno dei parassiti più comuni negli alberi d’ulivo, soprattutto in quelli che sono meno in salute, per esempio danneggiati da una gelata oppure da un periodo di lunga siccità.

Il coleottero utilizza infatti le parti dell’albero in cui risulta più ridotta la circolazione della linfa.

Nella corteccia prevalentemente la coppia di coleotteri scava una galleria, che ha un duplice scopo, da un lato rappresenta la camera nuziale, dove avverrà l’accoppiamento, ed in seguito, grazie ad un ulteriore prolungamento il coleottero appronta la camera dove verranno depositate le uova.

Il danno alla pianta è determinato in due diversi periodi dello sviluppo dell’insetto. Questo infatti, allo stato di larva, attacca, mangiandolo il legno, continuando a scavare gallerie che contribuiscono ulteriormente a danneggiare e ad indebolire la pianta già provata.

Appena giunti alla fase adulta il punteruolo è molto più vorace , e quindi in grado di attaccare anche le parti sane della pianta, come i rami più giovani e robusti, nei quali essi scavano le loro gallerie.

Per combattere il punteruolo il metodo migliore consiste nel mantenere la pianta in stato di salute ottimale, procedendo quindi ad eliminare da questa parti danneggiate o indebolite, che dovranno poi essere accuratamente bruciate, perchè i rami secchi e morti possono essere ricettacolo di una nuova generazione di parassiti.