Premio Biol: quattro riconoscimenti alla Puglia

Premio Biol: vince un olio sardo, alla puglia 4 riconoscimenti (fonte antennasud.com)

BiolL’olio extravergine sardo “S. Andria” dell’Oleificio Sandro Chisu di Orosei in provicia di Nuoro ha vinto per il secondo anno consecutivo il Premio Biol, la manifestazione-concorso che ha posto a confronto in Puglia i migliori olii bio-extravergini da tutto il mondo. Il “S. Andria” è risultato il migliore assoluto dell’annata 2012 tra gli oltre 310 oli in gara giunti da 18 Paesi. La Puglia si è aggiudicata quattro premi: secondo posto per il “De Carlo” – monovarietale coratina di Bitritto, e terzo con il molfettese “Marcinase-Olio di Maria” di Gregorio Minervini, in ex aequo con il siciliano “Primo” dei Frantoi Cutrera di Ragusa. E sempre pugliesi sono i vincitori sia del BiolKids, l’Eccelso dell’andriese Agrolio, sia del BiolPack (miglior accoppiata etichetta-packaging assegnato da una specifica giuria di esperti in comunicazione e consumo), il fasanese “Pantaleo”, con i suoi materiali riciclabili ed il suo tris di etichette da colorare e spedire per una mostra online (premio speciale per l’innovazione della bottiglia allo spagnolo Cartijo de Suerte Alta). Tra i primi dieci il portoghese Risca Grande e lo spagnolo Rincon de la Subbetica. La proclamazione dei vincitori è avvenuta oggi nell’Oratorio Salesiano di Andria al termine dei lavori del BiolKids, progetto dell’Acu in cui un mini-panel di alunni delle scuole primarie ha affiancato i giurati internazionali per proclamare l’olio più piacevole per i giovani palati. La cerimonia di consegna dei premi si terrà il 26 marzo nella Camera di Commercio di Bari, in occasione del convegno inaugurale della “Settimana del bio in Puglia”.

(fonte antennasud.com)

Olio biologico

L’olio extravergine d’oliva fa bene alla salute contenendo innumerevoli sostanze importanti come l’acido oleico e i polifenoli.
Un olio non contaminato da pesticidi, concimi chimici, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi, ormoni, Organismi Geneticamente Modificati (OGM), antiparassitari (che passano direttamente dall’oliva all’olio), viene definito “olio biologico” ed è un olio ideale per il consumatore attento sia alla propria salute che alla salvaguardia dell’ambiente.

L’agricoltura biologica dell’olio è un metodo di produzione agricola che ha come principali obbiettivi la produzione di olii sani e di elevata qualità, la salvaguardia dell’ambiente e l’aumento della fertilità dei terreni. Certo inizialmente l’agricoltura biologica dai produttori di olio non è stata vista di buon grado, perché prodotti chimici, diserbanti e pesticidi avevano portato ad un aumento considerevole della produzione agricola; poi si è compreso che un olio biologico si preoccupa anche del consumatore, sempre più attento ai temi di salute e natura; infine l’introduzione di incentivi ha contribuito notevolmente allo sviluppo di questo settore che, altrimenti, a causa delle eccessive spese, avrebbe un tornaconto relativamente basso, pur rimanendo alti i prezzi.

Alla difesa delle colture di olivi, per produrre un olio biologico si provvede in via preventiva, selezionando specie resistenti alle malattie; in caso di necessità, si interviene con sostanze animali quali insetti utili che predano i parassiti (espressamente autorizzati da Regolamento Europeo). Si usano fertilizzanti naturali come il letame e si incorporano nel terreno piantine appositamente seminate, come trifoglio o senape; si usano minerali naturali per correggere struttura e caratteristiche chimiche del terreno.
Anche la fase finale di imbottigliamento ed etichettatura è regolata da norme ben precise, infatti è obbligatorio dal 1 luglio 2010 il logo europeo del Biologico.

Ma per potersi definire realmente biologico, un olio deve rispettare regole precise, che interessano tutti passaggi che servono per produrlo, dalla coltivazione degli ulivi fino all’imbottigliamento. L’ AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) fa eseguire controlli da un ente apposito che fa sopralluoghi periodici sul terreno e controlla che non vengano utilizzati prodotti chimici; i controlli saranno anche sul frantoio e sull’imbottigliamento.

Queste caratteristiche qualificano un modo di fare agricoltura innovativo, al passo con le moderne esigenze della società e dei consumatori. Il comparto delle produzioni biologiche di olio, va assumendo un crescente interesse sia per i consumatori, che cercano qualità e salubrità, sia per la maggiore sensibilità degli imprenditori agricoli verso la protezione e conservazione dell’ambiente naturale.

Oggetti in legno di ulivo

Le diverse tipologie di legno d’olivo hanno struttura differente a seconda della famiglia a cui appartengono e dell’ambiente in cui la pianta è cresciuta: le aree aride e siccitose del sud Italia ospitano spesso alberi dal legno particolarmente duro, ma molto pregiato in ebanisteria.

Il legno di olivo, si può lavorare molto bene e permette la realizzazione di numerosissimi oggetti pregiati e apprezzati per la bellezza conferitagli dall’aspetto particolare, giallastro con venature nere. A seconda dell’età della pianta, della specie e dell’area di provenienza presenta caratteristiche e aspetto lievemente differenti in compattezza, nell’intensità del colore o delle venature.

Il legno dell’olivo, nelle lavorazioni, si presenta compatto, duro, resistente alle abrasioni e che ben sopporta l’umidità; la maestria degli artigiani che utilizzano tecniche tradizionali, riesce a realizzare meravigliosi oggetti pregiati e aprrezzati. In numerose botteghe infatti si possono toccare con mano tutti gli oggetti morbidi e molto levigati, che nascono dalle sapienti mani degli esperti: numerosi sono gli oggetti intagliati per la casa, tutti perfetti, tutti meravigliosi, anche come oggetti di arredo, e rigorosamente lavorati a mano: taglieri, oliere, saliere, mestolii, posate, ciotole, portatovaglioli… L’oggetto in puro legno d’olivo sprigiona un profumo intenso che difficilmente si può confondere.

Molti soprammobili in legno d’olivo rappresentano un raffinatissimo completo di arredo. Anche oggetti d’arte sacra in legno d’olivo vengono frequentemente realizzati: calici in legno d’olivo, pastorali in legno d’olivo.
A Lugano oramai da decenni, nel periodo pasquale vene organizzata una fiera apposita di oggetti in legno d’olivo, e sugli innumerevoli stend sono esposti prodotti d’artigianato anche di inestimabile valore. Anche ad Assisi sono numerose le botteghe ove si lavora il legno d’olivo. Nella famosissima fiera di Bari, non mancheranno certo stand con prodotti in legno d’olivo.

Arredi come cassettiere, mobili da bagno risultano molto pregiati, perché il legno d’olivo non è molto semplice da lavorare: l’inchiodatura è sconsigliata, il legno presenta molti nodi e le venature spesso non seguono linee diritte. Inoltre la quantità di legno derivato da un olivo è sempre esigua perché le potature creano tensioni durante la crescita che provocano spaccature e quindi tavole di piccole dimensioni.
Essendo un’essenza densa, e data la natura del suo fusto nodoso e curvato, è molto utilizzato nella tornitura di piccoli oggetti come scatoline, pettini, elementi decorativi, scacchiere, bijotteria come ciondoli, anelli, pendenti.

L’ulivo nel Mondo

L’olio di oliva è il condimento da preferire in assoluto sia crudo, che per cucinare (il suo elevato punto di fumo ne fa uno dei condimenti più adatti per le fritture). L’olio di oliva ha anche un altissimo valore energetico (899 Kcal per 100 grammi).

Secondo quanto riportato nelle Sacre Scritture, l’ulivo era già presente nel mondo agli albori dell’umanità, infatti nel Vecchio Testamento l’ulivo è spesso menzionato, basti pensare alla colomba di Noè che tornò col rametto d’ulivo nel becco.
La zona di origine dell’olivo sembra essere in Asia Minore, e poi, attraverso popoli quali Fenici, Cartaginesi, Greci, e Romani si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.
Secondo l’ipotesi di alcuni studiosi furono proprio i Romani ad introdurre l’ulivo in Francia, in Spagna, in Portogallo e in Inghilterra meridionale. In Italia l’olivo è stato diffuso da vari popoli mediterranei, inizialmente dai Fenici (in Sicilia) e dai Greci (nella Magna Grecia). Ma sono stati senza dubbio i Romani ad ampliare e potenziare la coltivazione.
Nel Nuovo Mondo, infine, gli ulivi sono stati introdotti nelle Antille subito dopo la scoperta del 1492 e fin dal 1560 si osservano uliveti in Messico, in Perù, in California, in Cile e in Argentina.

L'olivo, bello e generoso...

Oggi in Italia, ci sono circa seimila frantoi (ad eccezione della zona alpina e della panura Padana) soprattutto nel sud dove si produce quasi l’80% della produzione olivicola nazionale.
La Grecia destina circa il 60% della sua terra coltivata agli oliveti: è il principale produttore al mondo di olive nere.
La Spagna è il Paese con il maggior numero di piante di olivo (più di 300 milioni) con il 92% di oliveti dedicati alla produzione di olio (produzione annuale media tra 600.000 e 1.000.000 di tonnellate cubiche). Circa l’80% delle coltivazioni è concentrato in Andalusia ove la principale zona produttiva è Jaèn, e la più importante varietà di olivo è la Picual; la Catalogna produce maggiormente nella zona di Les Garrigues, dove la principale varietà è rappresentata dalla Arbequina.

Gli oli di oliva di tutto il mondo, ottenuti attraverso processi che non causano alterazioni dell’olio, vengono considerati come oli vergini e vengono classificati in: olio extra vergine d’oliva con acidità libera massima di 0,8g per 100g; olio vergine d’oliva con acidità libera massima di 2g per 100g; olio di oliva lampante con acidità libera massima superiore a 2g per 100g.

L’Unione Europea ha introdotto la Denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.) a salvaguardare l’originalità e la territorialità della produzione di olio extravergine d’oliva.

Fenologia dell’olivo

La fenologia dell’olivo, con le fasi dell’accrescimento della pianta e i mutamenti climatici stagionali che influiscono su su ogni varietà, è molto importante.

C’è da ricordare che l’olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima. In questo periodo si ha la sospensione dell’accrescimento.
Verso febbraio, però, si ha la ripresa vegetativa (o germogliamento), che dura 20-25 giorni: le gemme apicali e le gemme laterali s’ingrossano, si allungano e inizia l’emissione di nuova vegetazione di colore più chiaro.
La mignolatura inizia con il passaggio dalle gemme al fiore; l’impollinazione è anemofila cioè avviene grazie al vento. Segue l’allungamento dell’infiorescenza, con i boccioli fiorali di colore verde che iniziano a distanziarsi e rigonfiarsi; infine termina l’accrescimento dell’infiorescenza, e si nota la separazione della corolla e del calice. In questa delicata fase, cè il pericolo che la tignola attacchi le foglie scavando gallerie e compromettendo il raccolto.

Le piccole e verdissime foglie dell’olivo

Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, inizia la fioritura, che dura 7-10 giorni e comincia con l’apertura dei fiori che porterà alla caduta degli stami e dei petali e interesserà circa il 25% dei fiori presenti; in seguito si avrà completo distanziamento dei petali per circa la metà dei fiori; infine la caduta dei petali interesserà l’80% dei fiori.

Con l’allegagione si ha l’ngrossamento dell’ovario: inizia l’accrescimento del frutto che dura 3-4 settimane; quando le drupe hanno raggiunto il 20% delle dimensioni finali, si ha l’indurimento del nocciolo a cui segue un rallentamento dell’incrementodelle dimensioni; infine avviene il secondo rapido accrescimento delle drupe per circa 2 mesi.
In condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, cadono dai rami e daranno una bassissima resa in olio. Essendo una pianta che ha bisogno di molta luce, l’olivo soffre l’ombreggiamento, producendo eventualmente una vegetazione lassa e soprattutto, una scarsa fioritura.

Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, avviene l’invaiatura: si passa dal colore verde, al giallo paglierino, sino al colore rosso-violaceo per almeno il 50% della superficie della drupa. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva, possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l’oliva accumula soprattutto acqua.

Con la maturazione le olive assumono la colorazione tipica della cultivar. Se non raccolte vanno incontro a caduta più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d’acqua.

Olea europaea

L’Olea europaea, l’olivo, è una specie sempreverde tipicamente mediterranea, che ha esteso notevolmente il proprio areale di diffusione.

E’ molto longevo e presenta tronco irregolare, contorto soprattutto negli esemplari vecchi. È una specie ad accrescimento lento, con legno durissimo impiegato per lavori di intarsio e ebanisteria, o come combustibile.
Le foglie sono semplici, lanceolate e opposte, hanno consistenza coriacea e presentano colore verde chiaro nella pagina superiore, argenteo nella pagina inferiore.
I fiori sono bianchi e poco appariscenti, ermafroditi e sbocciano da aprile a giugno.
Le forme selvatiche hanno rami spinescenti, foglie più brevi e frutti più piccoli e meno polposi.
Il frutto è una drupa ovale e oleosa, dapprima verde, poi più scuro. Le olive in natura sono molto amare a causa del contenuto in polifenoli: per renderle commestibili è necessario sottoporle a trattamenti specifici, ad esempio la fermentazione naturale, oppure metodi artificiali.

Per via del frutto commestibile l’olivo viene coltivato fin da tempi antichissimi, rappresentando un punto di forza per l’economia dei popoli mediterranei. Oggi l’Italia è tra i maggiori Paesi produttori di olive nel mondo.
La pianta di Olea europaea è molto conosciuta nella omeopatia per le sue proprietà come febbrifuga, ipoglicemizzante, diuretica e, soprattutto, ipotensivante e per merito dell’oleuropeoside; inoltre è considerata spasmolitica ed antiossidante. Le foglie di olivo possono essere impiegate nelle forme di ipertensione arteriosa ove determinano ipotensione tramite un meccanismo di vasodilatazione periferica; riducono inoltre la viscosità ematica e facilitano la diuresi. Decotti sono impiegati per lavare piaghe o ferite e, come collutorio. Le gemme agiscono sui vasi arteriosi e a livello del metabolismo lipidico e glucidico.

Le olive di Olea europaea, da cui si ricava l’olio venivano un tempo raccolte tramite la bacchiatura cioè percuotendo le piante con una lunga e robusta pertica (bacchio) per farle cadere a terra: una tecnica superata perché dannosa per la pianta, ma ancora in uso in alcune zone dell’Italia meridionale.

In Puglia, si può ammirare il paesaggio dei trulli e le infinite distese di Olea europaea che forniscono oltre 490.000 tonnellate di olive e quasi 90 mila tonnellate di olio; in Calabria si annovaerano oltre 190mila ettari di oliveti, con 1.134 frantoi e una produzione di olive che supera sempre le 200mila tonnellate; in Campania si contano 8 milioni e mezzo di Olea Europea, e una produzione di olive che supera le 40mila tonnellate: le varietà più diffuse sono Ravece, Minucciola e Sessana; in Molise ben 13mila ettari sono dedicati a questa coltivazione e la produzione supera le 5 mila tonnellate; nelle campagna di Verona quella della coltivazione dell’olivo era un tempo la principale attività agricola esercitata in loco.

Innesto dell’ulivo

Con la normale riproduzione dell’olivo, non si ottengono piante da coltivare perché, a causa della diffusa autosterilità delle varietà, le piante di olivo che derivano dal seme sono diverse dalla pianta di origine, sono rinselvatichite.

Al limite possono essere utilizzate come portinnesto nella moltiplicazione delle cultivar.
L’ innesto dell’olivo deve essere effettuato nell’epoca giusta (in genere in primavera) e da personale esperto, affinché attecchisca, e dia buoni risultati.

Tra novembre e dicembre, si prelevano i semi (cioè i noccioli delle olive), e vengono usate particolari varietà, come “Frantoio”, “Leccino” o “Cipressino”. Alla fine dell’agosto successivo si mettono i noccioli nel terreno umido, protetto da vetrate, e a novembre si ha la germinazione. Essa si interromperà per riprendere nella primavera successiva, e tra aprile e maggio viene effettuato il trapianto in un’aiuola. Dopo un anno le piantine (dell’età di circa 18 mesi, grandi più o meno come una matita) sono pronte per essere innestate.

Oggi sono diffusi sistemi innovativi, che hanno di fatto rivoluzionato il processo produttivo delle piante di olivo, come l’innesto per approssimazione in cui si procura in maniera forzata l’accostamento e infine il contatto nel senso della lunghezza tra due rami o germogli di piante d’olivo diverse, non separati dalla pianta madre.

L’innesto a marza, ha bisogno invece delle piantine di 18 mesi sopra descritte, infatti si esegue asportando un rametto o una parte gemmifera da una piantina e mettendola poi a contatto con la parte interna della corteccia di un’altra pianta che fa da portainnesto; questo può avvenire secondo varie tecniche, che vengono definite “a spacco” (comune o inglese), se viene usata una sola marza, e “a corona”, se sul portainnesto si inseriscono più marze.
Il tipo di innesto comunemente usato per l’olivo è quello “a corona”.

La pianta portainnesto dev’essere “in succhio”, e la corteccia si deve distaccare facilmente per potervi porre una o più marze. Dopo l’innesto, viene scelto un solo germoglio proveniente dalla marza e legato ad un tutore per favorirne l’accrescimento verticale. Nella primavera successiva, le piante, che hanno ormai raggiunto un’altezza di circa 60 cm, vengono trapiantate in un appezzamento detto “piantonaio” disponendole ad una distanza maggiore, circa 1 metro per 50 cm. Poi verranno vendute.

Nell’innesto a scudo la marza è costituita da una porzione di corteccia a forma di scudo che viene inserita sotto la corteccia della pianta portainnesto in cui è stata praticata un’incisione a T e ne sono stati sollevati i lembi del taglio.

Per favorire l’attecchimento, dopo l’innestatura, si usano legacci di rafia, o rametti di salice; quindi, per evitare la penetrazione di umidità e di eventuali parassiti attraverso le ferite, si copre la zona dell’innesto con appositi mastici, che possono essere a base di cera gialla, o pece.

Sapone di Marsiglia all’olio di oliva

La tradizione di fabbricazione dei saponi all’olio di oliva è una delle più antiche nel bacino del Mediterraneo, e la veloce diffusione che ebbe grazie ai traffici ed ai commerci nel mare interno rese in poco tempo questo prodotto altamente desiderato e venduto.

Nell’area di Marsiglia le tecniche produttive del sapone provenienti dal Medio Oriente favoriranno un industria locale di cui ancora oggi si mantiene la tradizione, sebbene con l’avvento della chimica i saponi artigianali abbiano in parte perso la loro capacità di essere competitivi sul mercato.

L’olio d’oliva utilizzato era quello proveniente dalla regione, affacciata sulla costa mediterranea, e le tecniche erano le stesse della fabbricazione del celebre sapone di Aleppo in Siria, uno dei più antichi al mondo.

Si cuoceva l’olio per diverse ore miscelandolo con parti precise di soda ed acqua, in seguito lo si poneva in stampi e lo si riduceva a blocchetti per la vendita. La colorazione originale del sapone non era quella chiara che siamo abituati oggi ad associare ai blocchi di sapone di Marsiglia venduti sul mercato, ma verde.

A Marsiglia le fabbriche di sapone fioriranno per lungo tempo, e l’attività sarà così importante da essere anche regolamentata, soprattutto sugli ingredienti di base da utilizzare, rigorosamente olio di oliva.

Nel corso del tempo tuttavia l’olio di oliva sarà sostituito da oli meno preziosi, come l’olio di palma e di copra, e quindi la purezza originale del sapone di Marsiglia si andrà piano piano perdendo.

Vacanze in Puglia tra gli olivi

Gli agriturismi sono ormai i nuovi templi della salute in Puglia, ricchi di storia e soprattutto di suggestivi fattori naturali quali boschi, paesaggi, aria salubre, fauna e flora, torrenti e fiumi, ecc. In questo panorama, una importanza notevole è offerta dagli olivi: se si pensa alla Puglia, tutti i colori che la caratterizzano fanno immaginare una serie rigogliosa di oliveti e una variegata immensità di essenze.

La Puglia è la regione con il più vasto patrimonio olivicolo, con almeno 50 milioni di piante, la metà delle quali è considerata secolare e, in particolare, almeno 5 milioni sono plurisecolari. Per la Puglia, i colossali ulivi rappresentano le fattezze stesse della terra e le grandi vigne sono quasi l’unico prato.

Per il meglio di una vacanza immersi nella natura, gli agriturismi nel Gargano, come a Vieste e a Peschici, offrono agli ospiti terrazze dove è possibile prendere il sole, e luoghi appositamente attrezzati per pranzare all’ombra di qualche olivo secolare.
A Rodi e a Vico grandi tenute agricole offrono appartamenti immersi in secolari parchi di ulivi e circondati da boschi, ove poter godere del completo relax, e trascorrere una vacanza rilassante e rigenerante.

In provincia di Lecce, nel Salento, negli ultimi anni sono aumentate tantissimo le richieste dei turisti di poter trascorrere le proprie vacanze immersi in un ambiente completamente naturale, per piacevoli passeggiate, e indimenticabili escursioni. Ultimamente ha iniziato a maturare una tendenza al recupero delle bellezze naturali e secolari che caratterizzano questa zona, gli olivi: la protezione di questi giganti e la conservazione dello spazio naturale intorno, unitamente alla loro valorizzazione, sembra occupare sempre più spazio.
Numerose sono in questa zona le sagre gastronomiche dedicate ogni estate all’olivo e all’olio, e durante la festa l’olio può essere degustato e acquistato nei vari stand; a completare l’evento non mancano mai mercatini dei prodotti tipici locali.

Nelle Murge dove la coltivazione della terra risale a tempi antichissimi, tuttora si coltivano viti e mandorleti, oltre che alberi da frutto, in misura più modesta, ortaggi, ma soprattutto oliveti. Conoscere la natura e gli olivi, per farsi emozionare dalla loro bellezza è il primo passo per meglio rispettarli e tutelarli. Una passeggiata lungo le strade bianche del territorio delle Murge, tra gli olivi monumentali e le masserie storiche di Puglia, fino ai boschi di macchia della scarpata murgiana, farà apprezzare al meglio il relax della vacanza.

Vacanza in Puglia

Alla valorizzazione dell’olivo in Puglia, ha sicuramente contribuito anche l’evoluzione della domanda turistica, nella quale ha iniziato ad evidenziarsi una richiesta di qualità “ecologica” nelle destinazioni che ha determinato una crescita di interesse per le zone rurali.

Impianto dell’oliveto

La pianta di olivo, che predilige i climi temperato-caldi, si caratterizza per l’elevata esigenza di illuminazione. Questo fattore è da tenere in considerazione al momento della scelta delle forme di coltivazione che si intendono portare avanti.

Nell’impianto di un oliveto, serve dare molta importanza anche alla specie che si intende allevare, e al clima, fattore che condiziona la resistenza delle piante alle diverse patologie: la difesa dalle patologie che potrebbero colpire l’oliveto rappresenta una scelta molto importante sia per l’ecologia della coltura, sia per una scelta economica.

Nella messa a dimora di un oliveto un ruolo importantissimo viene assunto dal tipo di terreno infatti un terreno senza aria sarebbe estremamente nocivo. Inoltre il terreno dev’essere ben livellato e spianato; se il terreno fosse in pendenza allora ci sarebbe bisogno di una sistemazione a terrazzamenti.
E’ necessario assicurare alle nuove piantine assenza di ristagni d’acqua, molto nocivi alle radici.
Per quanto riguarda il sottosuolo, se ci fosse roccia viva, converrebbe adoperare esplosivi per fessurare la roccia stessa e poter permettere un più facile accesso alle radici negli strati profondi; è necessario anche togliere le radici vecchie così da evitare il marciume radicale delle nuove piante.

La concimazione per un nuovo impianto, spesso viene trascurata; è necessario invece spargere correttivi e letame in superficie prima dell’impianto. Per l’olivo infatti è indispensabile la somministrazione di nutrienti che rappresentano una fonte di elementi necessari alla pianta per crescere e produrre frutti.

Nei nuovi impianti è diffusa la coltivazione a file. Le distanze tra le piante dipendono dalle varietà, dal sistema di allevamento, dalla zona e da molti altri fattori. Occorre infatti che le chiome degli olivi, quando hanno raggiunto il massimo sviluppo, non si tocchino.
In novembre-dicembre, si aprono delle buchette di 40 cm e si immettono le piccole piantine già munite di radici; buona norma sarebbe quella di immergere precedentemente le radici in un miscuglio di terra e letame.
Per la potatura, si ricorda che essa è una pratica indispensabile di cui un buon olivicoltore non può fare a meno. Al primo anno di impianto si recidono, lungo il fusto, gemme e rametti laterali e si diradano i nuovi germogli che hanno origine dalle branche principali. Al secondo anno si applica la potatura di formazione con la quale si conforma la chioma su una figura geometrica.

Il periodo estivo è sempre stato cruciale per le olive, in quanto in questo periodo gli attacchi parassitari, funghi ecc, si moltiplicano: da tenere sotto controllo la mosca delle olive , le larve di altri parassiti, ma sopratutto per alcune specie la lebbra delle olive, la cercospora, l’occhio di pavone.